Via i tavolini all’una, i residenti della Marina contro Truzzu: “Non basta, resterà il caos”
Dopo aver scontentato i commercianti, il piano del Comune fa infuriare anche gli abitanti: “Non risolve il problema. Un inno alla illegalità, alla sofferenza, un invito esplicito a fuggire dalla città mentre vari processi incombono. Ha avuto 2 anni per modificare il piano perché non l’ha fatto?”.
“Tutti a tavola: il pasticcio acustico è servito. La proposta di Piano di Risanamento approvata dal Comune: un inno alla illegalità, alla sofferenza, un invito esplicito a fuggire dalla città mentre vari processi incombono”.
Così il comitato “Rumore No Grazie” definisce il via libera che il consiglio comunale ha approvato al piano di risanamento acustico: quello che fissa la rimozione dei tavolini dalle strade di Marina e Stampace all’una di notte e chiede un taglio agli spazi pubblici concessi agli stessi tavolini e al numero stesso di frequentatori notturni dei locali. Per i residenti la soglia limite di rumore fissata nel piano è ancora troppo alta. Così dopo aver scontentato i commercianti, il piano del Comune fa infuriare anche i residenti.
“Tutti a tavola: il pasticcio acustico è servito”, si potrebbe sintetizzare così l’approvazione della proposta di Piano di Risanamento Acustico approvata dal Consiglio comunale di Cagliari”, scrive Enrico Marras, presidente del comitato, “se è pur vero che il “Piano” è un frutto avvelenato lasciato ai posteri dalla disastrosa politica ambientale del Centro-sinistra, il Centro-destra, sindaco in testa, non può sbandierare la scusante della malevola eredità: ha avuto due anni di tempo per correggere il “Piano” o addirittura commissionarne uno nuovo ma del “Piano” non ha modificato una virgola, una sola virgola.
Eppure in queste ore, sindaco e Assessori urlano ai quattro venti che il “Piano” va corretto. Perché non lo hanno fatto prima di presentarlo? Di tempo, lo ribadiamo, ne hanno avuto. Ora non c’è più tempo da perdere, considerato che il “Piano” a rigor di legge doveva essere approvato entro il 2013 e cioè entro un anno dal primo accertamento del grave inquinamento acustico di Stampace e Marina. Risale infatti al 2012 la certificazione di livelli di rumore notturno più elevati di quelli consentiti nelle aree industriali di giorno. Livelli sempre confermati in tutti i rilevamenti fonometrici fatti tutti gli anni, nessuno escluso, sino al 2020.
Ma da quel lontano 2012 non solo non sono stati assunte misure straordinarie e urgenti in attesa del “Piano”, come la legge impone, ma si è incrementato il livello di inquinamento occupando con tavoli e sedie ogni spazio pubblico persino con decisioni improvvide: si pensi, solo per fare qualche esempio, allo smantellamento della fontana in piazza Yenne (della quale un fantasioso Assessore aveva garantito la sostituzione con una fontana di maggior prestigio e decoro per la città), si pensi ancora allo smantellamento delle panchine di piazzetta Aramu che, senza alcun umano rispetto per i più deboli, ha lasciato in piedi madri con i loro bambini e anziani che ne erano i naturali fruitori.
Ma la cosa più grave e sconcertante è che il “Piano di Risanamento”, che per legge è finalizzato a riportare i livelli di rumore nei limiti consentiti, prevede invece di elevare il rumore in immissione dentro le case in misura assolutamente vietata dalla legge. Vietata perché la tutela della salute pubblica e dell’ambiente non può assolutamente essere piegata a interessi particolari di nessun genere come più volte stabilito dalla Corte Costituzionale.
In questo senso si è pronunciato anche il Tar Sardegna con Sentenza di condanna del gennaio 2015. Sentenza che ha accusato il sindaco di violazione dell’art. 32 della Costituzione (tutela della salute), ricordando allo stesso sindaco l’obbligo di provvedere ad assicurare il rispetto dei limiti di rumore violati ricorrendo anche all’inibizione parziale o totale delle attività economiche inquinanti, chiaramente individuate più e più volte dall’ ARPAS nelle attività di mescita e ristorazione all’aperto su suolo pubblico.
Il Sindaco sembrerebbe più preoccupato di evitare il commissariamento e il processo penale che di risolvere il problema grave e drammatico dell’inquinamento acustico ambientale.
L’atteggiamento irresponsabile delle forze politiche che hanno governato la città negli ultimi dieci anni ha esposto i cittadini al dolore, alla sofferenza e a malattie che ne hanno minato la salute anche in modo grave e gravissimo. Il rumore uccide, è opportuno non dimenticarlo mai.
Nell’ultimo decennio, a Cagliari, chi ha potuto ha lasciato la città e in tanti vorrebbero poterlo fare.
Chi ha potuto si è rivolto al giudice per chiedere al Comune i danni per le sofferenze patite a causa delle inadempienze a obblighi di legge di chi ha amministrato la città.
Sarà modificato il Piano di Risanamento così da superare l’emergenza acustica e sanitaria in cui versano i quartieri di Marina e Stampace (e non solo) come ha riconosciuto la stessa Regione Sardegna?
Noi ce lo auguriamo ma il timore è di vederci costretti a ricorrere ancora una volta al Tar per difendere la vita e la salute dei cittadini, di tutti i cittadini come impone la legge e non solo dei residenti del centro storico.
Se questo sarà, non sarà un bel giorno per la città di Cagliari e per i suoi amministratori”.