Il caso. Viaggio nel malessere dopo gli scontri della settimana scorsa tra commercianti e ambulanti
Gli operatori del mercato: «Via gli abusivi o qui chiudiamo tutti»
La striscia di bitume distesa in via Baronia due mesi fa dopo 42 anni di rattoppi è spessa un centimetro, salta in continuazione ed ha coperto caditoie e tombini. Ogni volta che piove i marciapiedi si allagano di liquami fognari che talvolta invadono i negozi. È una delle cose mal fatte in un quartiere difficile e disperato. I lavori di ristrutturazione parziale delle case popolari di via Podgora non sono mai stati ultimati, quelli in piazza Medaglia miracolosa non sono mai iniziati.
GRAVE MALESSERE Il moltiplicarsi dei venditori ambulanti abusivi in via Quirra e piazza San Michele e dintorni è lo specchio del malessere: «Qui o si vende o si spaccia», allarga le braccia un venditore di vestiario. Il problema è che gli abusivi - che operano davanti agli sguardi quasi sempre tolleranti degli agenti della Polizia municipale - invadono il campo dei commercianti regolari del mercato. Che quasi sempre sopportano, altre volte sbottano. Ora, ad esempio, minacciano di non pagare più il canone d'affitto dei box e programmano una serrata generale se il Comune non troverà una sistemazione alternativa agli abusivi, lontana dal mercato.
Del resto loro per ogni box pagano 38 euro al metro quadro, 250 euro di media a rivenditore, versano le tasse, sono soggetti a frequenti controlli degli ispettori sanitari della Asl. Ecco perché i 98 operatori del mercato civico (duecento con i dipendenti) hanno finito la pazienza ed hanno deciso di non tollerare più gli abusivi. O meglio chi consente loro «di operare senza rispettare nessuna regola». Cioè il Comune. Non rispettare le norme significa non avere costi e potersi permettere di vendere gli stessi prodotti a un prezzo più basso intercettando i clienti prima che entrino al mercato. Per questo hanno dato l'ultimatum al Comune. A sostenerli, questa volta, c'è tutta la terza circoscrizione che, a nome del presidente Simone Crisponi, esprime «solidarietà agli operatori» e denuncia «la scarsa vigilanza delle autorità preposte sull'abusivismo». Ma siccome sanno bene che tra Is Mirrionis e San Michele il banchetto di frutta e verdura spesso è l'unica alternativa allo spaccio o alla fame, chiedono al Comune di «garantire uno spazio alternativo e un'occupazione agli abusivi».
L'abusivismo è un problema cronico che il Comune nel corso degli anni non ha voluto o saputo affrontare. Per questo ormai nessuno paga all'amministrazione comunale la tassa sull'occupazione del suolo pubblico. «Non ha senso pagarla in questo far west», spiega un venditore ambulante che chiede l'anonimato «perché qui chi denuncia è considerato una carrogna e nella migliore delle ipotesi gli squarciano le gomme». È la stessa ragione per cui gli operatori del mercato chiedono che non venga pubblicato il loro nome. Ma non ce l'hanno con gli abusivi «perché non vogliamo una guerra tra poveri, ma con il Comune che non costruisce i parcheggi come ha fatto a San Benedetto (c'è una proposta firmata da 3000 persone per un parcheggio interrato a due piani da 250 posti, ndr) e tollera che operino sotto il nostro mercato anziché, come stabiliscono i regolamenti comunali, ad almeno 500 metri di distanza».
Racconta un ambulante «regolare» che qualche anno fa da Palazzo Bacaredda hanno provato a fare ciò che ha chiesto la circoscrizione: proporre un'area alternativa per gli abusivi. Ma questi ultimi «appena hanno saputo che avrebbero dovuto pagare un canone hanno detto no». E così tutti - regolari e irregolari - sopravvivono a malapena e ogni giorno crescono rabbia e rancore. «La polizia municipale è presente ogni giorno da novembre dell'anno scorso, ma non fanno nulla se non mettere multe alle auto», spiegano gli operatori. Martedì mattina, ad esempio, c'erano sia due agenti della Municipale che i soliti abusivi. «Intervengono ogni tanto, giusto quando la situazione precipita, se no lasciano che tutti campino sereni».
FOGNE MAL FATTE A poche centinaia di metri di distanza, in via Baronia, c'è un altro problema che testimonia se non disinteresse, quanto meno approssimazione. Hanno asfaltato la strada pochi mesi fa dopo 42 anni di rattoppi, ma ogni volta che piove il bitume in alcuni punti salta perché le tubature delle fognature sono in parte nuove e larghe e in parte vecchie e strette. Così, nel tratto tra via Is Mirrionis e via Ogliastra, si forma una strozzatura che gonfia la striscia d'asfalto, spesso un centimetro e fa traboccare le caditoie di liquami fognari che invadono marciapiedi e i negozi della strada. «Ci hanno fatto aspettare una vita, potevano farci attendere qualche mese in più e asfaltare dopo aver concluso le fognature», accusa Maria Lucia Tuveri, una vita nel quartiere. Anche dai water degli appartamenti delle palazzine che sono collegate alla vecchia condotta fuoriescono liquidi putridi. «Se non collegano tutti alla stessa condotta non ne usciamo».
L'AUTOSPURGO Non uscirne significa continuare a chiamare l'autospurgo (è intervenuto otto volte in nove mesi con un costo di 450 euro a intervento per le casse pubbliche) o imprecare contro il Comune «che interviene solo quando si interessa qualche politico». Pietro Madeddu nelle ultime settimane ha fatto tre segnalazioni all'Ufficio relazioni con il pubblico. «Signore gentili hanno registrato tutto e mi hanno riferito di aver inoltrato ogni problema all'ufficio competente. Ma sono intervenuti solo quando si è interessato Edoardo Tocco (consigliere comunale e regionale del Pdl, ndr)».
FOGNE NEI LOCALI Ivan Lampis, barbiere, ha convissuto per giorni con l'odore e il disagio. Come Antonio Boi, negozio di alimentari a due passi che, per giunta, davanti al negozio sopporta cristianamente «cassonetti maleodoranti». Come Gabriele Mascia che anche venerdì scorso, quando è piovuto, ha visto la caditoia che ha davanti traboccare e arrivare sulla soglia della porta del bar con tutto il suo schifoso contenuto. Nel locale di Manuela Carrus, dell'associazione Aquiloni per la vita, che ospita i bambini delle famiglie in difficoltà in una sorta di asilo, l'acqua è entrata dentro rovinando alcune suppellettili. «Non si può vivere così», attacca Ida Abis, proprietaria di un negozio di materiale ortopedico. «L'altro giorno, mentre la strada era allagata, ho visto un disabile parcheggiare l'auto, scendere con le stampelle e cadere sporcandosi di escrementi. Ma è normale tutto questo in un paese civile?».
L'EX ASSESSORE Gianni Chessa, ex consigliere comunale ed ex assessore al Patrimonio, a Is Mirrionis c'è nato e del quartiere continua ad occuparsi tutti i giorni. Ha fondato un patronato Ugl dove continua a coltivare l'elettorato e dagli uffici di via Ogliastra osserva un rione che arranca. Ha qualche ragione di risentimento con la Giunta, ma ciò che fa notare è riscontrabile. Parla di «ristrutturazioni a metà», di «interventi che “se non sei amico di qualcuno non li fanno mai”», di «una tensione sociale che rischia di esplodere da un momento all'altro». Sull'asfalto di via Baronia picchia duro: «Un lavoro pessimo».
In questi giorni di sole una distesa di carta igienica secca è rimasta attaccata alle grate delle caditoie diffondendo un olezzo terribile in tutta la strada. «Abbiamo chiamato il Comune, inutilmente. Ma qui siamo a Is Mirrionis, non in viale Merello. Lì gli alberi li potano spesso. Qui non viene nessuno da anni nemmeno se coprono la luce dei lampioni e lasciano le strade al buio».
FABIO MANCA
09/10/2009