Comune. Uds, Gruppo Misto, Lavoro e Quartieri e parte dell'Udc: «Basta con i dirigenti che fanno politica»
Il messaggio a Floris dopo la conferenza su Castello: preme per i voti e la vetrina è per altri
Enrico Fresu enrico.fresu@epolis.sm ¦
Il sindaco rilancia Castello ma il rinculo della sua mossa crea una crepa nella maggioranza che lo sostiene in consiglio comunale. Immobilismo della Giunta, scarsa considerazione della volontà consiliare, dirigenti dell'amministrazione che troppo spesso si lasciano andare ad attività politica: finora sono stati i cavalli di battaglia dell'opposizione. Il normale gioco delle parti della politica però ieri è stato scardinato. All'attacco sono andati Claudio Tumatis (Lavoro & Quartieri), Efisio Pireddu, Ettore Businco e Fernanda Loche (tutti Udc), Aurelio Lai (Uds) e Paolo Casu (Gruppo Misto, da tempo uscito dai Riformatori). Ci sono i loro nomi alla fine di un comunicato “minaccioso”: attento Floris, è il significato, perché a votare in Aula ci andiamo noi, non i dirigenti, e potremmo non essere dalla tua parte.
A SCATENARE il malcontento degli alleati è stato l'incontro, definito “a metà tra la conferenza stampa e l'assemblea di quartiere” che il sindaco ha organizzato per tracciare un bilancio sulle cose fatte per Castello e quelle da fare per rivitalizzare il rione. Con lui c'erano quattro assessori (Lorrai, Carta, Campus e Onorato), due capigruppo del centrodestra (Tavolacci per l'Udc e Serra per An), ma anche tre dirigenti e ben due capiarea (Ada Lai e Zoccheddu), ossia cinque “non politici”. «Rileviamo con rammarico», scrivono i consiglieri “ribelli”, «come oramai sia consuetudine (vedi anche ultimo incontro per lo stadio con il delegato Uefa e il Cagliari Calcio) che a questi incontri venga invitata a partecipare solo una minima rappresentanza delle forze politiche presenti in Consiglio». Poi aggiungono, e qui arriva il rimprovero: «Appare sempre ben nutrita la schiera di dirigenti che, di fatto, si sostituiscono agli amministratori delle forze di maggioranza eletti dai cittadini e quindi », sottolineano, «unici legittimati a dare il proprio contributo di indirizzo politico». Parlano poi, i sei arrabbiati, di preoccupante immobilismo, riferito a importanti opere da realizzare per la città. E quando Floris si muove, con iniziative come quella di Castello, la fa «diventare “appannaggio” di incontri del sindaco con pochi “suoi” eletti». Eletti che sarebbero i dirigenti, messi in vetrina. «Mentre “grosso” coinvolgimento e spirito di responsabilità viene richiesto, e ottenuto», è la conclusione poco rassicurante per la stabilità del Comune, «quando si tratta di portare il nostro contributo, ai lavori prima e successivamente in aula, per atti deliberativi in capo alla Giunta...». I puntini fanno parte del testo originale. Lasciano intendere che l'appoggio potrebbe venire a mancare. Facendo un po' di conti si capisce la portata della minaccia: i consiglieri sono quaranta, la maggioranza è di metà più uno. E l'opposizione, se lo sgambetto annunciato dovesse concretizzarsi in un voto contrario, potrebbe andare a più quattro sul centrodestra. Spaccando un fronte finora compatto.
La chiave
La prima crepa spuntò sullo stadio ¦
¦ Serra (An), Tavolacci (Udc), Tumatis (LeQ), Mereu (Riformatori) e Storelli (Fi): furono loro i consiglieri di centrodestra a manifestare pubblicamente dissenso verso l'operato del sindaco. A novembre scrissero una lettera per criticare il troppo attendismo sul progetto per il nuovo Sant'Elia. Ma la “crisi” rientrò in pochi giorni.
L'altro convegno della circoscrizione ¦
¦ Gianfranco Carboni a Castello, e in tutto il centro storico, fa il presidente di circoscrizione. Per sabato alle 17, al Ghetto , ha organizzato un incontro aperto dal titolo “la rocca di Castello, dalla diagnosi alla cura”. Aveva invitato anche il sindaco, per affrontare le criticità del quartiere. Ma Floris lo ha anticipato con la sua conferenza. Una mossa preventiva, forse, con “incidente diplomatico”: un invito non ricambiato.