Il ‘Dl Covid’, l’assurda regola di Draghi: Italia chiusa ma Sardegna aperta a tutti
Da oggi e sino al 6 aprile l‘Italia è chiusa per Covid, entra in vigore il nuovo Decreto legge. Ma dal 27 marzo cade il divieto di spostamento verso le seconde case, dove ci si può recare liberamente anche al di fuori della propria regione. Vuol dire che in Sardegna può arrivare chiunque. È questa la regola che più fa discutere – almeno nell’Isola – sul nuovo decreto legge firmato dal presidente Mario Draghi entrato in vigore alla mezzanotte di oggi, 15 marzo, e che accompagna la Pasqua.
Dunque l’Italia chiude ma la Sardegna viene aperta a tutti. E sui social monta la protesta perché il ricordo di quanto accaduto la scorsa estate non è per nulla sbiadito. Successe – come tutti ricordano – che la nostra Isola era a contagi zero. Solinas aveva riaperto le discoteche e nel giro di un mese c’è stata un’impennata dei casi che ha impiegato mesi per abbassarsi. Decine i piccoli paesi colpiti: lì il virus era stato portato dai lavoratori stagionali rientrati a casa. Tant’è: il governatore della Valle D’Aosta, per evitare che accada una situazione simile, ha emesso un’ordinanza che vieta il trasferimento nelle seconde case.
Vero che in Sardegna, rispetto alla scorsa estate, l’ingresso non è più libero: sia nei porti che negli aeroporti c’è l’obbligo del tampone, con postazioni organizzate, che ha proprio il compito di contenere l’avanzata del Covid. Ma se un intero Paese viene chiuso per decreto, vuol dire che la situazione pandemica non si è affatto normalizzata. Anzi. Significa che il virus, con le sue varianti, fa ancora molta paura. Ecco perché appare un vero e proprio controsenso la regola sulle seconde case aperte. Anche perché la campagna vaccinale è appena cominciata e non sortisce ancora effetti.
Non solo: da oggi, proprio per l’aumento dei contagi, mezza Italia entra in zona rossa. Così Campania, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Piemonte, Veneto, Marche, Molise, Puglia, Trento; l‘altra metà del mezzo Paese, invece, va in arancione: Basilicata (da domani), Bolzano, Toscana, Abruzzo, Calabria, Liguria, Sicilia, Umbria e Valle d’Aosta. In fascia gialla non c’è nessuno, mentre la Sardegna è bianca.
In questa condizione perfetta per la nostra Isola, dove le buone abitudini – ad eccezione di troppi giovani che non indossano la mascherina – stanno portando i loro frutti: bar e ristoranti hanno ripreso a lavorare e registrano numeri importanti. Invece c’è il rischio concreto che il quadro complessivo torni a peggiorare dopo Pasqua, per i troppi arrivi dalle regioni rosse. Infatti: in Sardegna hanno la seconda casa soprattutto lombardi e veneti, dove i casi di Covid sono in aumento, col rischio appunto di un nuovo picco che potrà avere effetti anche sulla popolazione residente dell’Isola.
Per Lombardia e Veneto in zona rossa significa che lì bisogna restare a casa: bar e ristoranti sono aperti solo per l’asporto. È vietato uscire dal proprio Comune, se non per motivi di lavoro e salute. Queste regole si applicano anche a chi si trasferisce nelle seconde case. Facile immaginare che ci sarà una corsa alla prenotazione per trascorrere la Pasqua in Sardegna, dove invece ci sono le (poche) restrizioni da zona bianca. Ma così è concreta la possibilità che dopo una settimana da leoni, i contagi tornino ad aumentare.
Nelle Faq del Governo è scritto che per raggiungere la seconda casa bisogna “comprovare di avere effettivamente avuto titolo per recarsi nello stesso immobile anteriormente al 14 gennaio 2021”. Che solo per come è formulata la frase, la regola ha tutta l’aria di essere una norma all’italiana, di quelle aggirabili. Come le visite a Natale, quando era vietato il pranzo in famiglia ma si potevano fare le visite ai parenti. Ci era venuto da ridere. A tutti.
Alessandra Carta
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