Ipotesi scorie radioattive in Sardegna, medici contro: ‘Ecco le ragioni del no’
Quattro pareri scientifici per dire no al deposito nazionale di scorie nucleari in Sardegna. Li hanno messi nero su bianco i medici di Isde Sardegna, guidati da Domenico Scanu, assieme agli Ordini dei medici di Sassari, Nuoro, Oristano e Cagliari. Si tratta di una serie di osservazioni successive alla pubblicazione della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) a ospitare il deposito unico dei rifiuti radioattivi. Nei documenti l’Isola è presente con 14 siti tra i 67 individuati in tutta Italia.
La prima obiezione riguarda la produzione di rifiuti nucleari: “La quasi totalità dei rifiuti radioattivi presenti in Italia si trova attualmente in strutture in via di disattivazione o detenuta in depositi temporanei presenti in altre Regioni, non in Sardegna – scrivono i medici -. La produzione futura di rifiuti radioattivi vede il contributo dell’Isola prossimo allo zero per cento. Sarebbe quindi ingiusto e irrazionale che i rifiuti venissero detenuti da chi non li ha prodotti, non li produce e non li produrrà”.
La seconda delle ragioni del no è relativa alla posizione geografica: “Essendo la Sardegna distante dagli eventuali porti di partenza, comporterebbe, rispetto alle aree della penisola, un trasporto per nave aggiuntivo”. E in questo caso le conseguenze sarebbero in primis “un aumento del carico radiologico per la popolazione, i trasportatori e gli altri lavoratori coinvolti” ma anche “un aumento del rischio collegato a eventuali incidenti o atti terroristici con possibile spargimento in mare di residui radioattivi”, infine “un ingiustificato aumento dei costi nel caso fossero necessarie operazioni di recupero o bonifica conseguenti a incidenti o atti ostili”.
L’analisi della situazione ambientale e sullo stato di salute della popolazione sarda è il terzo dei motivi che spingono gli specialisti a sostenere la contrarietà al deposito. Sottolineano “la presenza di criticità diffuse e di alto grado rispetto ad altre Regioni” e per quanto riguarda i Comuni sardi che si trovano nelle aree potenzialmente idonee “si segnala che a Nuragus c’è un eccesso di mortalità nei maschi, a Las Plassas, Pauli Arbarei e Villamar un eccesso di mortalità tra gli uomini (in particolare a causa di tumori) e un eccesso di mortalità per malattie del sistema respiratorio più accentuato nelle donne”. Non solo, ci sarebbe un eccesso di mortalità anche a Ortacesus e a Segariu così come a Villamar dove dagli studi emerge un eccesso di mortalità dovuta a tumori. “In questi casi – affermano i quattro Ordini e l’Isde – i dati possono essere considerati sufficienti per attivare le opportune misure di prevenzione e offrire alla collettività la più attenta gestione della salute pubblica, particolarmente quando sono in atto processi decisionali come la scelta del deposito unico per i rifiuti radioattivi”.
L’ultima questione riguarda l’inquinamento già presente in Sardegna: “Le criticità ambientali e sanitarie, per buona parte, sono conseguenti a scelte industriali del passato, alla massiva presenza di aree militarizzate, al sistema della produzione energetica esuberante rispetto alle necessità dell’Isola, al depredamento delle risorse ambientali. Non sarebbe né giusto né possibile aggravare ulteriormente il carico sanitario e ambientale già presente”.
Andrea Deidda