Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Città, il futuro possibile

Fonte: La Nuova Sardegna
29 maggio 2008

GIOVEDÌ, 29 MAGGIO 2008

Pagina 35 - Cultura e Spettacoli


«Voci sul mare» di Enrico Pau sabato al festival

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Il cinema sardo con uno dei suoi migliori esponenti, il regista Enrico Pau è tra i protagonisti della seconda giornata di Festarch, sala 5 alle 21 con il documentario «Voci sul mare», scritto e diretto dallo stesso regista sarà introdotto da una conversazione con Alessandro De Roma e Salvatore Pinna. Un corto e due film alle spalle, «Pesi leggeri» e il recentissimo «Jimmy della Collina», tratto dall’omonimo romanzo di Massimo Carlotto, Pau è praticamente il primo regista sardo a indagare sulla città, rileggendola con poesia e tratti persino neorealistici. Un arte e un modo di raccontare che è presente anche in questa nuova opera.
«Più che una Cagliari reale, la città di questo documentario è una citta immaginata, forse sognata. Ho usato un procedimento poetico, lavorare per analogia, per forti contrasti, per simboli. E’ una città che sembra in equilibrio, aperta e solidale. Quella reale, quella vera è più dura e ostile. La presenza dei musicisti africani e’ il mio desiderio di vivere in una città veramente multietnica. Ho recuperato vecchi filmini super otto per guardare verso il passato, per non dimenticare. E’ il ritratto forse malinconico, spero struggente, di un luogo del quale mi sento una fibra, un granello, una cellula».
- Il mare, nei suoi film è quasi sempre uno specchio di passioni fino ad assumere i colori dell’animo dei personaggi. In «Pesi leggeri» era sempre una presenza forte, sullo sfondo a fare da cornice, mentre nell’ultimo, «Jimmy» irrompe in modo forte nei momenti clou.
«Il documentario si intitola “Voci sul Mare” per non dimenticare che il mare è sempre sullo sfondo di ogni possibile sguardo cinematografico nella mia città. L’omaggio a Sant’Elia ai pescatori è l’eterno ritorno in un luogo che amo perché dentro quel quartiere scopro una temporalità che sembra sospesa, antica. Mi fa pensare a mio nonno che dal Poetto partiva con la sua barca a remi per andare lontano a “mare e pagellu” più vicino all’Africa che al cuore della città. Il mare per me è un confine, uno specchio, un respiro».
- La città e lo spazio urbano, Pensa che il cinema possa suggerire e dare forma a un rapporto più democratico e civile con l’architettura?
«E’ strano che a Cagliari si svolga un festival così importante di Architettura perchè è un luogo dove si costruiscono case brutte, senza pensiero, dove le vecchie ville sono solo spazi edificabili, dove non si pensa globalmente a cosa sarà la città nel futuro ma l’unica unità di misura è il metro cubo. Il cinema ha il dovere civile di osservare questi cambiamenti, di testimoniare la bellezza e l’equilibrio delle forme architettoniche del passato, dei monumenti troppo spesso dimenticati come quelli del cimitero di Bonaria che nel documentario sono una parte importante del mio racconto della città»(w.p.)