Rassegna Stampa

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Covid, Sardegna zona verde (per ora): ecco perché l’Isola è classificata così

Fonte: web sardiniapost.it
4 novembre 2020

Covid, Sardegna zona verde (per ora): ecco perché l’Isola è classificata così


Sardegna zona verde (insieme a Molise e Basilicata). Ovvero territori a basso di contagio (per ora); l’arancione indica invece il livello medio, mentre il rosso è la massima criticità. Sono questi i tre gradi di rischio in cui il Governo di Giuseppe Conte ha deciso di dividere l’Italia in modo da applicare restrizioni adeguate all’andamento della pandemia ed evitare così un lockdown generalizzato che penalizzerebbe l’economia di quelle regioni dove il virus non si sta diffondendo in maniera violenta, a diffErenza di quanto sta accadendo in Lombardia, Piemonte, Alto Adige, Valle d’Aosta e Calabria (sembra scongiurato l’inserimento di Puglia e Sicilia in questo gruppo).

La classificazione per livelli di rischio non è una scelta politica né sarà il Governo a calcolare, di volta in volta, in quale dei tre gradi rientra una regione. L’Esecutivo nazionale ha semmai creato una cabina di regia che fa capo al ministero della Salute ed è formata da esperti, cui spetta valutare la diverse situazioni locali in base ai dati forniti dalle unità di crisi locali. Si tratta di conteggi secchi, matematici, totalmente asettici, proprio perché l’avanzata del coronavirus non è una questione di partiti, malgrado alcuni governatori stiano cavalcando l’onda del populismo e usino le misure anti-contagio applicate a Roma come asce da guerra tra schieramenti avversari. L’analisi sui gradi di rischio verrà fatta ogni sette giorni, proprio per mettere in campo immediati interventi e arginare subito i trend in peggioramento. Ma se in una singola regione la situazione migliorerà, il salto nel livello meno grave potrà avvenire solo dopo quindici giorni.

Il primo criterio che a Roma si sta utilizzando per definire i tre gradi di rischio è la capacità di diffusione della malattia, ossia il numero dei casi: oggi, 3 novembre, per esempio, i casi di Covid in Italia sono cresciuti in totale del 3,86 per cento contro il 2,97 per cento che si è registrato nell’Isola (pari a 302 casi). Ecco, questo è uno dei dati che sta contribuendo a fare della Sardegna una zona verde, almeno per il momento. Un altro elemento è la diffusione dei focolai, che se circoscritti permettono un più rapido contenimento dell’emergenza. Anche su questo fronte la nostra Isola può dirsi fortunata, perché la diffusione dei Covid in paesi precisi ha fatto attivare da parte dei sindaci capillari misure di isolamento domiciliare e conseguenti controlli. Va poi sottolineato che il rigore con cui la maggior parte dei sardi sta rispettando il distanziamento e l’uso delle mascherine incidono in maniera importante nella bassa diffusione del virus: uno studio realizzato dall’Ospedale di Nigrar, in provincia di Verona, ha dimostrato che la corretta applicazione delle regole anti-contagi riduce la carica virale sino a mille volte.

Il dato inquietante nell’Isola è l’occupazione dei posti letto Covid negli ospedali, dove si è praticamente raggiunto il 100 per cento della disponibilità, ciò che ha imposto alla Giunta di Christian Solinas di prevedere un incremento dagli attuali 402 a 590. Ma al momento l’Ares, l’Azienda regionale per la salute, è riuscita ad attivarne solo una ventina su 188, e tutti nelle strutture private del Policlinico sassarese e del Mater Olbia. Tuttavia, nel calcolo del grado di rischio, più dei posti ordinari ‘pesano’ quelli in Terapia intensiva, ecco perché la Sardegna è rimasta nella zona verde. Qui il coefficiente di riempimento è meno grave, anche se l’emergenza risulta vicina: come risulta dai grafici de Il Sole 24Ore, la soglia critica si sta avvicinando: è fissata a quota 54 a fronte dei 45 attuali ricoveri. L’allerta scatta quando si supera il 30 per cento dei posti letto totali. Che nell’Isola sono 180.

Le restrizioni – diverse per zone verdi, arancioni e rosse – saranno contenute nel Dpcm che dovebbe entrare in vigore dal 5 novembre. La bozza è stata diffusa in serata e contiene un livello minimo di misure anti-contagio che è uguale per tutti e coincide con le limitazioni previste per le regioni a basso rischio come la Sardegna. Intanto viene introdotto il coprifuoco alle 22: dopo quell’ora, ci si potrà spostare solo per motivi di lavoro e salute e bisognerà dimostrarlo con un’autocertificazione. I musei chiudono, le mostre sono sospese. Alle Superiori viene eliminata la quota del 25 per cento di didattica in presenza, che resta solo per i laboratori. Ancora: per i bambini con più di sei anni è obbligatorio l‘uso della mascherina a scuola. I centri commerciali, anche quelli di medie dimensioni, chiudono nel week-end, ciòè nei festivi e pre-festivi, ad accezione di farmacie, negozi di generi alimentari, tabaccherie ed edicole. Sui mezzi pubblici il coefficiente di riempimento scende dall’80 al 50 per cento, treni compresi. Confermata la chiusura di bar e ristoranti alle 18, ma potranno lavorare per il pranzo della domenica. Congelati pure i concorsi, tranne quelli che prevedono valutazioni su esclusiva base curriculare, è scritto nella bozza del Dpcm. Scatterà la sospensione anche per i giochi e le scommesse.

 

Salendo di grado, aumentano i divieti. Nelle zone rosse, ad esempio, verrà applicato una sorta di lockdown, così come in Italia lo abbiamo conosciuto lo scorso marzo. A livello regionale saranno bloccati gli spostamenti in entrata e  in uscita e il settore della ristorazione potrà lavorare solo con l’asporto. Dovranno fermarsi anche centri estetici e saloni di parrucchieria, ciò che non accadrà invece col livello intermedio (zone arancioni), dove però troveranno applicazione tutte le altre limitazioni previste per i territori rossi. Ovviamente solo con la pubblicazione del Dpcm si conosceranno nel dettaglio tutte le misure che dovranno essere rispettate, pena il solito giro di vite delle sanzioni.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)