Gli Rt comunali su fase 2 non esistono: sberla dal ministero a Solinas e Nieddu
“Il calcolo dell’Rt spetta solo all’Istituto superiore di sanità (Iss)”. Non alla Regione, come vorrebbe fare la Giunta di Christian Solinas. A Sardinia Post lo dicono fonti del ministero della Salute. L’Rt, come noto, è l’indice di contagio che la Regione ha promesso di fornire, a partire da domani 8 maggio, a tutti i 377 Comuni dell’Isola. Perché da questo valore, secondo la Giunta, devono dipendere le aperture anticipate delle attività commerciali, come previsto dall’ordinanza numero 20 firmata il 3 maggio dal presidente.
Le dichiarazioni che arrivano da Roma sono una cartina di tornasole perfetta sull’atteggiamento dell’Esecutivo sardo. diventato ambiguo. Ieri, infatti, l’assessore alla Sanità, Mario Nieddu, ha messo le mani avanti sull’Rt, sostenendo che il calcolo “dipende dal ministero della Salute”, da cui “attendiamo dati e parametri che ci consentiranno di costruire l’algoritmo. Solo così – ha sottolineato Nieddu – ce la faremo”. Insomma, un repentino cambio di rotta che un po’ puzzava. Si capiva che nell’aria c’era qualche problemino.
Adesso la conferma da parte delle fondi ministeriali: l’Rt su base municipale non esiste. E di certo non spetta al dicastero della Salute fornire chissà quale informazioni per definire l’algoritmo. Non solo: l’unico indice di contagio valido è quello che “elabora l’Istituto superiore di sanità”, come spiegano ancora dalla Capitale. L’Iss, dal canto suo, sta calcolando l’indice con la collaborazione della Fondazione Thomas Keller. E la Sardegna, nel rilevamento del primo maggio, era allo 0.66.
Cosa succeda domani nell’Isola, non è dato saperlo. Tutti i sindaci aspettano l’Rt promesso e che, a questo punto, potrebbe non arrivare. Ma soprattutto rischia di diventare lettera morta l’ordinanza 20 di Solinas, perché senza il calcolo degli Rt (sono previsti all’articolo 23, qui il documento) viene meno l’indicatore attraverso il quale i sindaci possono decidere o meno l’apertura delle attività commerciali. L’11 maggio, in base all’ordinanza, in Sardegna possono sollevare le saracinesche i negozi di abbigliamento e di scarpe, con sette giorni di anticipo rispetto al calendario nazionale previsto col Dpcm del 26 aprile. Sempre per lunedì 11, Solinas ha previsto il ritorno al lavoro di estetiste e parrucchieri che, sempre stando all’ultimo decreto di Giuseppe Conte, hanno il via libera dal primo giugno nel resto del Paese. Queste date, tuttavia, possono essere ritoccate a partire dal 18 maggio, ha deciso il Governo, con differenziazioni regionali da elaborare a seconda della situazione dei contagi. Il 17 scadono le prime due settimane della fase 2, cominciata lunedì 4 maggio. Così ha ribadito ieri anche il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia.
Domani Solinas parlerà nel Punto stampa delle 18,30, che inizialmente era previsto per oggi, invece slitta a domani. E chissà quale strategia il governatore metterà sul piatto, visto lo sviluppo degli eventi e l’inesistenza degli Rt su base locale cambia totalmente il quadro sardo. E la colpa non è di Roma. Va infatti ricordato che i sindaci dell’Isola non si sono mai strappati i capelli dalla felicità. Anzi. Lo stesso 3 maggio, due ore dopo la presentazione dell’ordinanza numero 20, l’Anci Sardegna, per il tramite del presidente Emiliano Deiana, è salita sul piede di guerra. E oggi, in una nuova lettera inviata a Solinas, Deiana ha scritto che i Comuni “attendono gli Rt per la mattina di domani (8 maggio)”. Così, tra vedere e non vedere.
L’ipotesi più probabile è che l’11 maggio in Sardegna non succeda nulla. Anche perché il calcolo dell’Rt è una cosa serissima. Le regole del monitoraggio le ha fissate il ministero della Salute, guidato da Roberto Speranza, con un decreto del 30 aprile. Si legge sul sito istituzionale del dicastero: “L’allentamento del lockdown a partire dal 4 maggio, può aver luogo solo ove sia assicurato uno stretto monitoraggio dell’andamento della trasmissione del virus sul territorio nazionale (qui il documento)”.
Alessandra Carta