"Prima servono certezze": riaperture anticipate in Sardegna, i sindaci frenano
CAGLIARI. L'11 maggio arriveranno o no le aperture della attività che, secondo l'ordinanza del presidente Christian Solinas, possono ripartire prima che in altre regioni? Si parla di parrucchieri, estetisti, negozi di scarpe e abbigliamento ma anche di gioiellerie. I sindaci sardi, ai quali è demandato il compito di decidere con ordinanza, chiedono certezze. Perché la scelta dipende dall'indice di contagio nel territorio comunale. Cioè: il famoso fattore di trasmissibilità del virus noto come Rt (Erre con t) deve essere inferiore a 0,5.
La certificazione del dato dovrebbe essere compito dell’Ats, ma qui arriva il primo dubbio. “Quando arriverà? E soprattutto: arriverà?”: se lo chiede Stefano Delunas, sindaco di Quartu, territorio che non è rimasto certo indenne dai contagi. "Non riusciamo ancora a capire in che maniera verrà comunicato, noi facciamo i sindaci, le competenze sono ben altre, non posso assumermi responsabilità che non mi sono dovute, mi devo fidare della Regione.
“Il parametro dovrebbe arrivare l’8, quindi tre giorni prima dell’ipotetica riapertura”, aggiunge Salvatore Corrias, primo cittadino di Baunei, territorio che fino ad oggi non ha riscontrato nessun caso, “troppo pochi tre giorni di anticipo. Poi c’è anche il timore, facendo tutti gli scongiuri del caso, che magari la situazione si possa capovolgere”.
Mauro Usai, sindaco di Iglesias, da una parte attende il parametro r con t, dall’altra invece solleva la questione legata all’aspetto giuridico. “Rischiamo di assumerci una responsabilità in contrasto alle disposizioni del governo. E sappiamo bene cosa è accaduto in Calabria. Attendiamo di capire se siamo nelle condizioni di emanare un’ordinanza che permetta una riapertura anticipata”. Di fatto, a oggi, sono poche le certezze in mano ai sindaci.