Fase 2, per pescare bastano canna e lenza? Non proprio: serve un tesserino
CAGLIARI. In Sardegna dal 4 maggio "è consentito nell’intero territorio regionale l’esercizio individuale, con divieto di assembramento e obbligo di distanziamento personale, della pesca sportiva, subacquea, da terra o a lenza da natante, imbarcazione o nave da diporto". Lo prevede l'ordinanza del presidente della Regione Christian Solinas che governa la Fase 2 nell'Isola. È quindi sufficiente dotarsi di una canna e un po' di esca per poter godere di spiagge e scogliere? O di una muta e di un fucile subacqueo per poter "addirittura" fare un lungo bagno?
Non proprio. Perché la "pesca sportiva" è normata. E ci sono degli adempimenti per chi la vuole praticare. Chi ha sempre pescato lo sa.
Il testo di riferimento è il decreto del ministero delle Politiche agricole del 6 dicembre 2010, le cui prescrizioni sono state prorogate con un decreto direttoriale del marzo di quest'anno. Nei testi normativi si legge che sono stati emanati per consentire "la rilevazione della consistenza della pesca sportiva e ricreativa in mare".
Quindi, prevede l'articolo 1, "chiunque effettua la pesca a scopo sportivo o ricreativo in mare comunica l'esercizio dell'attività al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali - Direzione Generale della pesca marittima e dell'acquacoltura". Insomma, serve una sorta di tesserino da scaricare dal sito del ministero, che deve essere esibito in caso di controllo. Chi viene trovato senza "deve sospendere l'attività di pesca e deve sospendere l'attività di pesca ed effettuare entro 10 giorni dall'accertamento la comunicazione di cui all'art.l ovvero presentare, all'autorità che ha effettuato il controllo, l'attestazione della comunicazione già effettuata".
Quindi, per evitare di dover essere cacciati da un controllore che fa dello zelo una scelta di vita, meglio non farsi trovare impreparati.