Sant’Efisio, Truzzu: “Oggi non ti possiamo accompagnare, ma sappiamo che tu ci accompagnerai”
Il silenzio, interrotto dalle campane nelle chiese e dalle sirene delle navi in porto, ha caratterizzato la 364/a festa di Sant’Efisio a Cagliari che per la prima volta nella storia non viene accompagnata dai fedeli, tenuti lontani dal distanziamento sociale della pandemia di Covid 19. Un clima surreale con la piccola chiesa del quartiere di Stampace blindata da un’imponente schieramento di forze dell’ordine, con pochi devoti alle finestre o lungo il percorso e cronisti a raccontare una giornata che verrà ricordata per generazioni.
Come l’1 maggio del 1943 quando il simulacro del Santo, martirizzato a Nora, a circa 40 km da Cagliari, venne portato in processione tra le strade della città devastate dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Oggi, come allora, nessun cocchio trainato dai buoi, niente processione in abiti tradizionali sardi e nessuna fermata davanti al Municipio: solo bandiere listate a lutto, un tappeto di fiori a terra e un corteo di sole auto di servizio, compreso il pick up della Croce Rossa che ha trasportato il Santo sino a Nora. Dopo la messa il rientro a Cagliari per lo scioglimento del voto a Sant’Efisio, che nel 1656 liberò il capoluogo sardo dalla peste e oggi viene invocato perché sconfigga il coronavirus.