Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Garzillo: «Costruire non significa creare sviluppo»

Fonte: La Nuova Sardegna
21 settembre 2009

LUNEDÌ, 21 SETTEMBRE 2009

Pagina 18 - Nazionale

di Mauro Lissia 





«Centro storico? Pericolosamente chiari i piani del Comune»

CAGLIARI. Pericolosamente chiari: è cosi che Elio Garzillo, direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici della Sardegna, ha definito al convegno di Italia Nostra su Castello gli indirizzi per il Piano particolareggiato del centro storico proposti dall’amministrazione comunale e in questi giorni all’esame del consiglio comunale. L’alto dirigente dello Stato teme che nei vecchi rioni della città vengano riversate altre tonnellate di cemento e mattoni.
Evento probabile, quello paventato da Garzillo, in una città che - come ha detto Graziano Milia l’altro ieri a palazzo Viceregio - è ormai governata da una classe di costruttori: «Negli indirizzi si parla di vuoti urbani - ha detto Garzillo - e si dice che i luoghi della città devono dare risposte ai bisogni emergenti, si citano gli spazi privi di edificazione. Una città dovrebbe essere il fondamento del vivere civile, il luogo dell’incontro e dell’utopia, ma qui e non solo qui si porta avanti il consumo del bene-territorio, l’accumulazione di oggetti non necessari, il concetto sbagliato che l’economia del costruire significhi sviluppo». Il direttore dei beni paesaggistici ha citato il caso di Tuvixeddu: «Quello che state vedendo sul colle è solo una piccola parte di ciò che è programmato e che non si sa, eppure la cultura è cambiata, qui si pensa di costruire ciò che ormai in altre città si pensa di demolire. Ha ragione Milia quando dice che le programmazioni edilizie vengono messe sul tappeto prima di decidere che cosa fare. Il rischio - ha insistito Garzillo - è di trovarci in una città senza sogni e che spreca la propria bellezza. Qui nello specifico i vuoti sono resti dei bombardamenti. Partendo da una situazione traumatica, oggi costituiscono per la città una fortuna in termini di recupero pubblico. Devono rimanere luoghi, sono l’occasione imperdibile, affrontando le situazioni amministrative, per creare micro paesaggi di memoria e di storia». Per Garzillo «gli interventi devono essere compresi come tipologia e qualità, rispettando sempre gli orizzontamenti lineari. Questi edifici con troppo carattere finiscono per essere resti indifesi, vittime di interventi che rendono tutto infelice. All’insegna della fantasia l’autentico scompare, gli edifici sembrano finti. Luoghi diversi con storie diverse finiscono per assimilarsi». Amaro il riferimento del dirigente agli altri paesi europei: «Di recente - ha detto - a proposito dell’iniziativa per Tuvixeddu, sono stato intervistato da un giornalista tedesco che non riusciva a capire cosa intendessi per accordi di programma, urbanistica contrattata e premi di cubatura perché queste nostre modalità, fuori da qui, sono tanto incredibili quanto paradossali. All’inizio di settembre ho percorso la 125, entrando nei comuni. E lì ho constatato come l’attività commerciale principale sia l’edilizia e tutto ciò che vi ruota intorno. Regna un clima da pronti alla partenza».