Rassegna Stampa

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Cagliari: riapertura difficile per locali troppo piccoli

Fonte: web cagliaripad.it
27 aprile 2020

Cagliari: riapertura difficile per locali troppo piccoli

Distanze e locali arieggiati. Ma per i titolari dei locali, soprattutto del centro storico di Cagliari, troppo piccoli per ripartire con tutte le disposizioni che impone il Governo con l’emergenza sanitaria in corso.

Per questo la Fimaa Confcommercio Sud Sardegna scende in campo per proporre al sindaco Paolo Truzzu alcune soluzioni per permettere alle attività di ripartire. L’incontro è in programma martedì alle 18.

“Il percorso era già stato avviato in tempi non sospetti con il presidente della commissione Attività produttive Pierluigi Mannino a seguito del blocco della cedolare secca da parte del Governo – ha detto il presidente della Fimaa Confcommercio Marco Mainas – oggi la nostra richiesta è quella cercare di contenere i canoni d’affitto e quindi pensare a dei canoni calmierati, a condizione che da parte dell’amministrazione comunale ci siano sgravi fiscali anche per i proprietari. Oggi in una situazione pandemica dove tanti sono costretti e chiudere e in alcuni casi senza neppure avere i soldi per la spesa, è chiaro che il sindaco avrà un occhio di riguardo nei confronti dei commercianti che non possono riaprire”. Il problema si presenterà soprattutto per chi ha un locale che non supera i 50 metri quadrati.

“A causa di queste disposizioni sanitarie molti esercenti che hanno l’autorizzazione per la somministrazione di alimenti e bevande non potranno esercitare la propria attività in locali così piccoli – ha spiegato Mainas – la quadratura media dei locali, soprattutto in centro, è di massimo 50 mq, siamo sicuri che il sindaco capirà le necessità del momento”. La Fimaa Confcommercio Sud Sardegna per questo chiede “che vengano dati in concessione anche temporaneamente gli spazi esterni, non gratuita, ma con una condizione agevolata, quindi con il pagamento dell’occupazione del suolo pubblico, ma con l’autorizzazione dello spazio esterno che possa garantire il distanziamento sociale, questo per almeno uno o due anni, tempo necessario per ristabilizzarsi”.