Coronavirus, 800 euro alle famiglie sarde in difficoltà: ecco la procedura per avere i soldi
La Regione ha stanziato i fondi: ogni famiglia sarda in sofferenza economica a causa del l’emergenza covid potrà raggiungere l’indennità di 800 euro. Saranno i comuni a predisporre i bandi e erogare i fondi. Ecco come. Cinque milioni al Comune di Cagliari e 2, 8 a Quartu. Ad Assemini 1, 8 milioni
Ottocento euro alle famiglie sarde in difficoltà. La Regione ha stanziato i fondi e ora i comuni possono fare i bandi. Una volta pronti i bandi le famiglie potranno rivolgersi ai Comuni di residenza per partecipare e incassare le indennità. Potranno avere fino a 800 euro. Qualcosa in più per le famiglie con più di un figlio a carico. Il Comune di Cagliari avrà dalla Regione 5 milioni 740 mila e 32,97 euro (ma ha già un primo acconto di 2 milioni e 800 mila euro), via via tutti gli altri comuni sardi in ordine di grandezza e necessità. Quartu avrà 2 milioni 842 mila 830 euro e Assemini 1 milione 183 mila 960,68 euro. Via via tutti gli altri. Nell’area vasta di Cagliari Selargius 1 milione e 154 mila 60,50 euro, Capoterra 969 mila 46,95 euro, Sestu 884 mila 603,78 euro, Monserrato 878 mila 679,05 euro, Quartucciu 615 mila 60,18 euro, Elmas 408 mila 321,54 euro, Pula 342 mila 343,41 e Sarroch 269 mila 752,38.
Gli ammessi. Possono fare richiesta i nuclei familiari residenti e domiciliati nel Comune i cui componenti siano (almeno una condizione): lavoratori dipendenti o autonomi che abbiano subito una sospensione o una riduzione di attività lavorativa per eventi riconducibili all’emergenza epidemiologica da Covid-19 e i cui datori di lavoro non abbiano acceduto alle forme di integrazione salariale. Poi, i lavoratori titolari di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa iscritti alla gestione separata di categorie economiche la cui attività è stata sospesa o ridotta a seguito dell’emergenza epidemiologica da Covid-19, i titolari di partite IVA o i soci di società iscritti alla gestione dell’assicurazione generale obbligatoria (AGO) di categorie economiche la cui attività è stata sospesa o ridotta a seguito dell’emergenza epidemiologica da Covid-19. Ammessi anche i collaboratori di imprese familiari di categorie economiche la cui attività è stata sospesa o ridotta a seguito dell’emergenza epidemiologica da Covid-19 e le persone prive di reddito di lavoro o di impresa alla data del 23 febbraio 2020.
Gli esclusi. Non beneficiano dell’indennità i nuclei familiari composti fino a tre persone nei quali almeno un componente percepisca una pensione o un reddito derivante da lavoro dipendente o da attività lavorativa non sospesa o non ridotta per eventi riconducibili all’emergenza epidemiologica da Covid-19, il cui importo sia uguale o superiore a euro 800 alla data di presentazione della domanda.
Le indennità saranno erogate secondo l’ordine cronologico di presentazione delle domande. Il Comune procede contestualmente all’analisi del fabbisogno che sarà realizzata dagli uffici comunali, anche in raccordo e collaborazione con l’ente gestore dei servizi socio-assistenziali (PLUS) o di altri enti.
L’indennità è cumulabile con altre forme di sostegno al reddito, anche connesso all’emergenza epidemiologica da Covid-19, fino alla concorrenza di 800 euro al mese per le famiglie fino a tre componenti. Per ogni componente ulteriore sono concessi euro 100.
Modalità di erogazione. I fondi saranno erogati con tessera CNS, carte prepagate, bonifico bancario o altre forme consentite dalla legge. La domanda di accesso alle indennità avviene sotto forma di autocertificazione e costituisce attestazione di veridicità delle dichiarazioni contenute. L’autocertificazione dovrà essere presentata utilizzando modello disponibile, unitamente al documento di identità del richiedente, e potrà essere trasmessa tramite PEC assieme alla scansione del documento di identità del richiedente. Oppure consegnata a scelta del richiedente previo appuntamento telefonico al fine di evitare assembramenti di persone all’ Ufficio Protocollo del Comune di residenza. Il Comune effettuerà i dovuti controlli, anche a campione, circa la veridicità delle dichiarazioni sostitutive rese ai fini dell’accesso alle provvidenze, anche richiedendo la produzione di specifiche attestazioni, non appena le direttive nazionali consentiranno la normale ripresa delle attività.