Covid-19, il dato sardo della vergogna: l’84,7% dei contagi è tra ospedali e Rsa
In Sardegna è negli ospedali e nelle Rsa che ci si ammala di coronavirus. I dati, ormai, non li nasconde più nemmeno la Giunta di Christian Solinas, dopo settimane in cui Sardinia Post non ha mai smesso di cercare e pubblicare i numeri di questi contagi che valgono un assurdo primato nazionale. Oggi, lunedì 13 aprile, viene fuori che l’84,7 per cento degli infetti ha contratto il Covid-19 nelle strutture sanitarie, pubbliche e private dell’Isola. Non solo: a fronte dei 1.128 casi di positività al Covid-19 sinora riegistrati, il personale che si è ammalato vale il 24 per cento del totale. In numeri assoluti, 271 lavoratori di ospedali e Ras, tra medici, infermieri e oss. Un’enormità. Ma soprattutto uno scandalo.
In cima alle liste dei “luoghi di esposizione”, ovvero la classifica del posto fisico più contaminato, ecco appunto gli ospedali, dove si è registrato il 69 per cento dei 1.128 contagi. Vuol dire 778 casi. Seguono le Ras, in cui sono comprese le case per anziani: lì si è ammalato il 15,7 per cento dei positivi (177 persone). Fuori dagli ospedali hanno contratto il Covid-19 il 7,8 per cento degli infetti (88). Infine, nella torta illustrata nella conferenza stampa della Giunta, c’è un 7,5 per cento di casi che si è verificato “in un luogo non precisato”. Ovvero non si è riusciti a ricostruzione la catena dei contagi (sono 85 casi). Il totale fa appunto 1.128 malati.
Emblematica, in questo quadro, la lettera firmata da dieci primari del Policlinico di Monserrato, solo l’ultimo ospedale sardo, in ordine di tempo, dove ci sono state pesanti falle nel contenimento del virus, a giudicare da questi numeri. Ciò che ha trasformato quella lettera in una dichiarazione di guerra nei confronti delle Aziende sanitarie che, sempre stando ai dati, potrebbero aver commesso errori nell’applicazione delle regole a tutela del personale, attraverso i cosiddetti Dpi, i dispositivi di protezione individuale. Un tema, questo, su cui già dal 21 marzo Sardinia Post aveva puntato i fari, perché da parte della Regione c’era stato un sottodimensionamento degli strumenti di sicurezza da utilizzare sul lavoro. Così rispetto alle indicazioni date dall’Istituto superiore di sanità. E per questo il 3 aprile il nostro giornale ha intervistato l’avvocato Giacomo Doglio, esperto di diritto sanitario (leggi qui).
È dal 10 aprile che la Giunta ha di nuovo inserito i numeri dei contagi negli ospedali e nelle Rsa all’interno del report regionale, dopo aver stralciato il dato dal 2 aprile. E mai, in tutti i resconti dei giorni successivi, da venerdì 3 a giovedì 9, le cifre sulle infezioni negli ospedali e nelle Rsa sono state inserite. Addirittura lo scorso 26 marzo, quando Sardinia Post chiese lumi sul tema all’assessore Mario Nieddu, il titolare della Sanità disse che “i 200 casi” di cui aveva parlato qualche giorno prima “erano sovrastimati”. Nieddu assicurò che “gli operatori infetti si attestavano a quota 144“.
Nulla di più sbagliato. La Sardegna fa registrare un numero record di contagi nei luoghi deputati alla cura delle persone – questo è il paradosso -, e adesso la Regione si è decisa a dare i numeri corretti. Dopo aver incassato, di fatto, la smentita da parte dell’Istituto superiore di sanità che, invece, all’indomani della dichiarazione di Nieddu aveva cominciato a dare conto delle infezioni negli ospedali provando che l’anomalia sarda c’era eccome (leggi qui).
Attualmente, come detto, sono 271 gli infetti tra medici, infermieri e oss. Una percentuale addirittura cresciuta di un punto base dal 10 aprile a oggi, visto che è passata dal 23 al 24 per cento. E di certo, a prescindere dalle oscillazioni, queste cifre chiamano la politica alle proprie responsabilità. I problemi nella catena di comando dovranno essere analizzati. Non fosse altro che la Sardegna, su questo fronte, sta viaggiando su percentuali più che doppie rispetto al resto d’Italia.
Alessandra Carta
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