Ambiente. La Asl scopre un maneggio senza depuratore vicino allo stagno ma il Comune non interviene
I proprietari dell'area costretti a ricorrere al giudice. L'imprenditore: uso l'impianto vicino
Sulle sponde di Santa Gilla c'è una potenziale bomba ecologica, una minaccia alle falde acquifere e all'integrità della laguna di origine molto banale. Escrementi di cavallo. Banali ma «realmente pericolosi per la salute pubblica e l'ambiente», ha scritto la Asl 8 in una comunicazione dai toni preoccupati al primo cittadino. La risposta non è stata fornita con altrettanta trepidazione. Anzi. Il Comune non ha risposto affatto. A Sa Illetta c'è un maneggio (oltre al Circolo Ippico che nulla ha a che fare con la vicenda) con 30 cavalli. I bimbi ci vanno a fare i primi giri in groppa, gli amanti degli splendidi quadrupedi ad allenarsi. Ma la poesia finisce qui. Perché da tempo al proprietario del maneggio, Domenico Cabella, hanno intimato di realizzare un contenitore per “raccogliere” gli scarti. Lui non sembra voler provvedere. In mancanza di una presa di posizione da parte del Comune, i proprietari dei terreni concessi in affitto sperano nel giudice civile che a breve potrebbe prendere una decisione “urgente”, sulla base di una perizia commissionata il 10 settembre. Nel 2007 la famiglia Corte, proprietaria dell'area, chiede all'affittuario di mettersi a norma e scrive al Comune. Poi i vigili urbani forniscono conferme ai sospetti iniziali: «Il Cabella non ha richiesto l'autorizzazione amministrativa». L'oggetto del verbale è sinistro: “Segnalazione di maltrattamento cavalli nel maneggio Sa Illetta”, ma del pericolo per gli animali non c'è altra traccia. Dopo questa rilevazione si muove la Asl, che manda gli ispettori sul posto e osserva quanto denunciato. Montagne di letame. Il proprietario assicura di utilizzare il depuratore dell'impresa confinante, impianto regolarmente registrato presso la Provincia. Peccato, annotano i camici, che sia stagionale e in quel periodo - primi mesi del 2008 - risulti inattivo. «All'interno dell'azienda è presente un cumulo di letame ammassato sul terreno libero, in assenza di concimaia o altra idonea protezione del terreno », si legge. Cabella assicura di «non spandere il letame sulle aree in utilizzo, ma di cederlo a terzi». Anche in questo caso, però, non ci sarebbe traccia di autorizzazioni. È a questo punto che la Asl rileva: «L'attività in questione si svolge immediatamente a ridosso delle sponde dello stagno di Santa Gilla. La vasca di compensazione dell'impianto di depurazione è posizionata a non più di 50 metri dalla riva ed in caso di tracimazione si avrebbe immediato inquinamento della laguna». Sulla base di questo documento, il 23 gennaio 2009 il sindaco firma un'ordinanza con la quale impone all'imprenditore di realizzare il “contenimento” al letame. Ma l'intimazione resta disattesa per mesi, nonostante altri sopralluoghi dei vigili. Ora la parola passa al Tribunale. ¦ E.L.