Anni fa finì sotto processo per le persecuzioni a un docente e inscenò un finto sequestro
Il passato della donna trovata in casa con la madre morta
Un processo e un finto sequestro nel passato della donna trovata accanto alla madre morta.
Una malattia neurologica, ma anche un passato segnato da un processo per persecuzioni ai danni di un docente universitario e un finto sequestro di persona inscenato per non presentarsi in Tribunale. Quali sono le reali condizioni di salute della donna di 44 anni ritrovata mercoledì scorso in un appartamento di via Milano nel quale, da tre giorni, giaceva morta sua madre? La domanda è cruciale per il sistema sanitario del distretto cagliaritano, la Regione e il Comune, tutti impegnati, in questi giorni, a trovare una soluzione a un caso che si sta rivelando delicatissimo: la donna, infatti, ha rifiutato categoricamente l'ipotesi di essere trasferita in un istituto privato (si era resa disponibile l'Aias) e solo dopo una trattativa serrata ha preso in considerazione l'ipotesi di essere assistita a domicilio dai Servizi sociali.
I DUBBI Il punto è: è in grado di vivere da sola in quella casa? O sarà suo fratello, unico parente stretto superstite ma residente nel Cuneese, a darle assistenza? Subito dopo il drammatico ritrovamento, viste le sue condizioni e in base alle informazioni raccolte sul momento, la donna era stata ritenuta affetta da Sla, la sclerosi laterale amiotrofica, e ricoverata nel reparto di Medicina 2 del San Giovanni di Dio. Poi si è appurato che, in realtà, soffre di sclerosi multipla. Tre giorni fa, sorprendentemente, è stata ricoverata nel reparto di Psichiatria del Santissima Trinità, i cui medici hanno deciso di tenerla in osservazione per il fine settimana, ufficialmente a causa dello stato di choc subito per la morte della madre con cui, da anni, condivideva un'esistenza appartata, fatta di lunghe permanenze nell'appartamento, periodi di immobilità forzata a letto, rare visite (incluse quelle, ultimamente, degli assistenti sociali del Comune, spesso messi senza troppi preamboli alla porta). In realtà, però, starebbero emergendo problemi più seri. I ragionamenti confusi, insomma, non dipenderebbero solo dallo choc. Tanto più che già in passato la donna aveva fatto parlare di sé per alcune stranezze.
PERSECUZIONI Della sua lunga e travagliata carriera universitaria era stata lei stessa a parlare, due mesi fa, davanti alle telecamere del programma televisivo “Zona franca”, di Tcs, denunciando che la segreteria studenti dell'Ateneo aveva smarrito il suo libretto. Proprio all'Università sono legati i guai che, per la prima volta, attirarono l'interesse dei cronisti.
Era il 1987 e la giovane, allora ventiduenne, fu accusata di perseguitare un docente della facoltà di Medicina in cui era iscritta: un prof del quale sarebbe stata innamorata e che, esasperato, la denunciò. La Procura aprì un'inchiesta e la giovane finì sul banco degli imputati.
«RAPITA» Il processo volgeva alla conclusione quando la giovane tornò a far parlare di sé. Il 14 gennaio del 1999, giorno di udienza, l'imputata, all'epoca trentaquattrenne, non si presentò in aula. La notte prima, sua madre aveva chiamato il 113 denunciando che la figlia era sparita: qualcuno aveva telefonato dicendo che era stata rapita, facendo poi ritrovare, in una busta, i suoi indumenti. Erano scattate le ricerche della polizia e il giorno dopo al presidente del Tribunale non era rimasto altro da fare che rinviare il processo. Mercoledì notte, altra telefonata della genitrice al 113: «È tornata: uno dei banditi, un tizio con la barba bianca, l'ha abbandonata davanti a casa con indosso soltanto un paio di slip». Un episodio che gli investigatori classificarono come una simulazione maldestra.
Alla ripresa del processo, fu disposto un accertamento sulle condizioni psichiche dell'imputata. Condizioni che tre anni dopo, con la morte del padre, avvenuta in circostanze drammatiche sempre nello stesso appartamento di via Milano, avrebbero subito un ulteriore aggravamento. ( m. n. )
13/09/2009