L'inchiesta. Il Comune: «La madre rifiutò l'assistenza sociale». Niente autopsia, è stata morte naturale
Intervista in tv: «Nessuno viene a trovarci» Indagini su cos'è accaduto nell'appartamento
Elena Laudante elena.laudante@epolis.sm ¦
Frequenta l'università, le manca un esame alla laurea in Medicina, o almeno così aveva detto all'assistente sociale che il Comune aveva inviato in via Milano 82. Ma lei, la donna di 44 anni che ha vegliato il corpo della madre, e l'anziana morta nello scorso weekend, avrebbero rifiutato qualsiasi interessamento da parte della mano pubblica. Diceva di non aver bisogno di assistenza, Giuseppina Mulas, 83 anni, pochi giorni prima che il suo cadavere fosse scoperto a causa dell'odore che ha allarmato i vicini. Alla donna che aveva bussato alla sua porta, inviata dal Servizio sociale del Comune, aveva spiegato di non volere nessuno nei paraggi di casa, visti i tempi che corrono, e le anziane benestanti ammazzate in casa, come accaduto ad Antonietta Piredda, proprio in via Milano, 20 civici più in là. E poi c'erano “amici” che portavano loro cassette di frutta, la spesa, quanto bastava per sopravvivere in quello che era diventata una fortezza urbana, il posto da dove la quarantaquattrenne malata di sclerosi e sua madre chiudevano fuori il mondo. «Nessuno viene a trovarmi, non ho più amici», aveva raccontato la studentessa ai microfoni del programma “Zona franca” di Tcs, ripresa di spalle dalla telecamera. «Eppure la sclerosi multipla non è una malattia contagiosa. È che a volte posso camminare, altre volte no». Ma tutto lascia pensare che volessero stare sole: il loro terrazzino è stato trovato coperto da fogli di giornale per proteggerlo da sguardi indiscreti. E a quanto ha spiegato Ada Lai, responsabile comunale dell'area Politiche sociali, «non volevano essere seguite da nessuno. Dicevano di avere amici che portavano loro i viveri per la settimana». Personalità complesse quelle di Giuseppina e sua figlia. Lei, con un carattere forte e dominante, aveva rivelato agli assistenti sociali - arrivati in casa loro solo di recente - di aver «perso un figlio a L'Aquila», dove pure aveva vissuto. È stato strano per gli operatori scoprire che il figlio è vivo e vegeto, fa il medico a Cuneo e presto tornerà a dare l'ultimo saluto alla madre. Forse si prenderà cura di sua sorella. Non c'è stato bisogno di un'autopsia per capire che Giuseppina Mulas è morta di vecchiaia, non per maleficio. Ma il sostituto procuratore Giancarlo Moi ha comunque intenzione di capire cosa sia successo nell'appartamento- prigione di via Milano, anche se al momento non ci sarebbero ipotesi di reato formali. Al di là dei profili penali, la Procura vuole capire se la loro solitudine possa sconfinare nell'abbandono oppure nell'omissione di soccorso.
Il Municipio pensa a un'assistente-amica ¦
¦ «Appena la signora lascerà Psichiatria contiamo di trasferirla in una clinica e di affiancarle un’operatrice che le stia vicino». È quanto ha assicurato ieri il responsabile del Servizio Politiche sociali, Ada Lai. La dirigente ha spiegato che la comunicazione sulla situazione delle donne è arrivata solo di recente.