Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Se l'asilo pubblico costa più del privato

Fonte: L'Unione Sarda
10 settembre 2009

La polemica. Proteste e situazioni paradossali dopo il cambio del meccanismo del calcolo delle rette



Giorgio Pupillo pagava, fino a trenta giorni fa, una retta di 150 euro per l'asilo nido della figlia. «A luglio sono riuscito a iscriverla all'Umberto e Margherita, a Castello. La struttura è vecchiotta, ma vicina a casa», dice senza mezzi termini. A settembre gli impiegati del Comune comunicano le nuove tariffe: 440 euro al mese, prendere o lasciare. Lui, pilota d'aereo, sceglie il decollo immediato.
«MEGLIO I PRIVATI» «Preferisco un istituto privato, dove con gli stessi prezzi ha un servizio migliore: giochi nuovi per mia figlia, la possibilità di giocare in un giardino, un contesto decisamente migliore. Con questo sistema però, i privati aumenteranno sicuramente le loro rette per adeguarle alle tariffe convenzionate».
IL PARADOSSO Non è l'unico ad aver abbandonato gli asili comunali, dopo il ritocco dei canoni mensili. Anche Ornella D'Acierno medita sul cambio pubblico-privato, dopo gli aumenti. Suo figlio, due anni e quattro mesi, sarebbe dovuto andare all'Infanzia Lieta, nido convenzionato con l'amministrazione: «Avrei dovuto pagare 374 euro al mese. La direzione dell'asilo mi ha spiegato che se lo avessi iscritto autonomamente, senza l'intervento del Comune, non avrei speso più di 310 euro».
Un paradosso nato dopo la decisione di rivedere le tabelle dei prezzi. Che non vengono più adeguate in base al reddito Irpef, ma a quello Isee, più vicino ai guadagni effettivi (tiene conto di affitti, mutui e spese sanitarie, tanto per fare un esempio) delle famiglie. Si va dai 30 euro al mese per chi dichiara 5 mila euro all'anno e si arriva ai 440 per chi supera i 40 mila euro.
SPESE DI GESTIONE ELEVATE «Si tratta di una razionalizzazione delle cifre», spiega la dirigente d'area Ada Lai. Gli aumenti sarebbero giustificati con un'altissima spesa di gestione dei nido. I bambini dai 3 ai 18 mesi di età costano allo Stato più di un funzionario con qualche anno d'anzianità: «Tra i 1.300 e i 1.500 euro al mese. Ma garantiamo un servizio che nessuno offre. Sono costi alti, è vero: gli educatori costano 30 mila euro all'anno, poi ci sono gli psicologi, l'affitto dei locali, i pannolini, i pasti e la pulizia delle strutture». Un dato che il centrosinistra mette in dubbio. Secondo uno studio della fondazione Civicum la spesa per gli asili nido non sarebbe elevata ma «è fra le più basse d'Italia: poco più di 20 euro per residente (contro una media di 42) pari a circa 800 euro per ogni bambino da 0 a 3 anni (contro una media di 1.242 euro, quintultima in classifica)»
L'INTERROGAZIONE I dati della fondazione Civicum sono stati citati anche in commissione consiliare Politiche sociali. Ed è contenuta, tra altri elementi, in un'interrogazione urgente al sindaco presentata dai consiglieri del Pd Ninni Depau e Marco Espa. Secondo Civicum, Cagliari è agli ultimi posti nella qualità dei servizi per l'infanzia.
Nel documento si parla anche di «gravi ritardi nella pubblicazione della graduatoria per l'assegnazione dei posti» e di rette che «in alcuni casi sarebbero state raddoppiate», costringendo così i cittadini «a rivolgersi ad asili privati». I due esponenti d'opposizione si chiedono anche «chi abbia autorizzato gli aumenti, quando e con quali deliberazioni formali», visto che l'ultimo atto della giunta sull'argomento risale, scrivono nell'interrogazione, a maggio 2008. ( m. r. )

10/09/2009