Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Laguna inquinata, la rabbia degli allevatori

Fonte: L'Unione Sarda
14 dicembre 2019

Laguna inquinata, la rabbia degli allevatori

«Posacenere: ecco a cosa serviranno le mie ostriche se non potrò venderle». Questione di pezzature, di grandezza dei molluschi e delle severissime leggi di mercato che impongono un prodotto che non superi i novanta, centodieci grammi.
Franco Masala, 72 anni, allevatore ittico che coltiva ostriche (ma anche cozze) nella parte sud di Santa Gilla, tra il ponte della Scafa e il mare aperto dove insistono i filari della sua azienda, non sa darsi pace. «È l'ennesima batosta, così puntuale e ciclica da stimolare davvero tanti dubbi». Gioca con le mani e fa di conto, tornando indietro con la memoria agli ultimi anni, agli stop imposti dalla Assl e causati dalle acque insalubri di Santa Gilla. «Possibile che colibatteri e inquinamento spuntino fuori tutte le volte che si avvicinano le feste e noi produttori di Santa Gilla dobbiamo commercializzare la nostra merce»?
Dubbi e incertezze
Pensieri cattivi? «Ma no, solo tanta rabbia», avverte l'imprenditore che con la sua azienda, “Lo Squalo” opera autonomamente nel grande canale d'ingresso della laguna senza alcuna affiliazione con il Consorzio ittico Santa Gilla. «Diciamola tutta, le analisi fatte in queste settimane dalla Assl nei punti di prelievo dello stagno che hanno anche messo in evidenza una presenza notevole di colibatteri, ben 16mila mpm, nella zona in cui io ho l'allevamento non sono state altrettanto allarmanti. Gli ultimi prelievi, me l'ha comunicato la stessa Assl, parlano di 20 mpm. Eppure anche io sono fermo. Le ostriche sono già di pezzatura importante, molte pesano 130, 150 grammi e quelle di pezzatura ideale, e cioè cento grammi, rischiano di uscire fuori dal mercato e diventare merce invenduta», sbotta Masala. L'allevatore ittico in questi anni ha chiesto con forza alla Regione di essere «staccato completamente dal contesto Santa Gilla per le analisi delle acque e del prodotto, proprio per la sua collocazione dell'azienda fuori dalla laguna».
Lo sfogo
Parla con rabbia, Masala, mentre guarda le casse con le ostriche raccolte nei giorni scorsi e che non potrà mettere in vendita. Indica i long line , i filari tenuti sospesi da grandi galleggianti neri dondolanti nelle acque sferzate dal maestrale. «Ci sono, appesi laggiù, 250mila pezzi . Se li lascio ancora raggiungeranno i 170 grammi: “bistecche” che nessuno vorrà più. Spero davvero che le prossime analisi della Assl, previste per lunedì, siano negative così da recuperare il tempo perso e soddisfare le commesse».
Lavoro e rischi
Sono molti i rischi per chi ha scelto di produrre cozze e ostriche ma anche pescare o raccogliere vongole nei fondali della laguna di Santa Gilla. Lo stagno dei mille problemi che fa i conti «con la disattenzione storica da parte della nostra classe politica», come denunciano da anni i pescatori delle diverse cooperative. «Vadano a cercarla l'origine dell'inquinamento. Lo sanno tutti dove si scarica e chi scarica. Nessuno muove un dito. Vadano a nord e scoperchino le fogne che finiscono nelle nostre acque», denuncia Franco Masala.
Andrea Piras