A San Gavino Monreale il 99,4% della popolazione ha detto sì, a Dorgali poco meno, il 98,6. E tra i grandi Comuni, Cagliari e Sassari sono ai primi posti della graduatoria nazionale col 79,3 e 78,2%.
Eppure decidere di dare l'assenso alla donazione degli organi e dei tessuti quando si morirà non è una scelta facile. Anzi. Occorre aver riflettuto sulla vita e sulla morte, avere una massiccia dose di altruismo e di sensibilità. L'hanno avuta oltre 105mila sardi che quando sono andati all'ufficio anagrafe del loro municipio per rinnovare la carta d'identità hanno espresso il loro consenso o il diniego alla donazione.
Una possibilità prevista da una legge del 2010 (modificata nel 2013) e resa possibile dal progetto “Una scelta in Comune” realizzato dal Centro nazionale trapianti (Cnp) e dall'Istituto superiore di sanità.
Isola virtuosa
In Sardegna hanno aderito 254 Comuni su 377 e la percentuale di consensi è altissima: 79,9%, secondo i dati aggiornati a martedì 3 dicembre. Di più: Cagliari e Sassari, secondo il Cnp, sono le città più virtuose d'Italia tra quelle con popolazione superiore ai 50mila abitanti. Guardando i dati per provincia, in quella di Cagliari (16 Comuni attivi su 17, manca Sinnai) la percentuale di consensi è dell'83%, a Sassari (64 su 92) del 77,5%, a Oristano (55 su 87) è del 79,6%, nel Sud Sardegna (77 su 107) è 75,4%, mentre Nuoro ha la percentuale di consensi più alta (85%) ma la percentuale più bassa di Comuni che hanno attivato il progetto (42 su 74).
Trapianti in aumento
Sin qui il futuro. Ma anche il presente evidenzia la grande sensibilità dei sardi. «Nella nostra regione, al momento, abbiamo il 45% di segnalazioni in più ed il 50% di trapianti in più rispetto allo stesso periodo del 2018», sottolinea Lorenzo D'Antonio, coordinatore del centro regionale trapianti. «Le opposizioni si attestano intorno al 22.8% contro un dato nazionale vicino al 30 e questo evidenzia l'importanza del lavoro di tutto il sistema dei trapianti, una rete di professionisti collaudata che lavora bene nonostante le difficoltà».
Nessun intervento saltato
E a questo proposito, D'Antonio torna sulle polemiche dei giorni scorsi sul Brotzu: «Ci sono state difficoltà logistiche ma grazie alla disponibilità del personale e al lavoro del Centro regionale non è mai successo che non si sia proceduto a un prelievo e a un trapianto. Ricordo che salvare una vita è prioritario rispetto a qualsiasi problematica e che i problemi, che esistono in tutti gli ospedali d'Italia, se ci sono si risolvono».
Quanto al lavoro dei Comuni sulle manifestazioni di volontà, D'Antonio evidenzia che l'alta percentuale di consensi «certifica l'importanza del lavoro fatto dal centro regionale trapianti nel sensibilizzare e formare il personale. Gli impiegati dell'anagrafe hanno una responsabilità importante: devono porre le domande nel modo giusto e devono essere informati per saper rispondere alle perplessità dei cittadini, quando ci sono».
Serve più promozione
Per Pino Argiolas, trapiantato di fegato e presidente dell'Associazione Prometeo, «i dati ci danno indirettamente la conferma che anche il lavoro fatto dalle associazioni di volontariato in questo settore e dal Centro regionale trapianti alla lunga pagano. C'è però da dire che in Sardegna mancano all'appello ancora troppi Comuni, ben 123, e soprattutto sono molti i cittadini che non si pronunciano né positivamente né negativamente. Succede perché spesso non hanno una conoscenza nel merito o un minimo d'informazione per rispondere ad un quesito così importante e intimo. Dunque», conclude, «tutti dobbiamo fare di più».
Fabio Manca