Un talento che scopriva i talenti
Se n'è andato all'improvviso, a bruciapelo, verrebbe quasi da dire. Come faceva quando rompeva la monotonia di certe conferenze stampa con le sue dichiarazioni schiette, sincere al limite dell'irriverenza. Poteva permetterselo, come si permetteva cravatta e calze rosse, il presidente del Coni Gianfranco Fara, perché lo sport sardo era casa sua. Ci sguazzava con sicurezza e competenza perché era stato tutto. Prima atleta, poi dirigente, sempre tifoso, così come lo era del Cagliari. La sua morte inattesa è rimbalzata a Lecce, dove l'allenatore rossoblù Rolando Maran lo ha voluto ricordare nel post partita.
Una vita nel basket
Fara, nato nel 1937, era cagliaritano adottivo. Le sue origini, lo ricordò con orgoglio quando la Classica Sarda di ciclismo passò lì vicino, nel 2011, erano di Martis, nel Sassarese. Arrivò nel capoluogo, frequentò il Liceo Siotto, giocò a basket, nell'Esperia. Lì imparò come si fa il dirigente osservando Mario Siddi e cominciò a darsi da fare per lasciare quel segno che oggi è evidente. Si era inventato una società chiamandola Sforza in ricordo di un giocatore della Simmenthal Milano. «Aveva talento nel trovare talenti, che fossero allenatori o dirigenti, sapeva vedere nelle persone le qualità migliori», racconta Beppe Muscas, ex allenatore dell'Esperia che iniziò a giocare e poi ad allenare nello Sforza. Cooptava gli insegnanti di educazione fisica che gli trovavano i ragazzi più alti. In pochi mesi, lo Sforza era, dopo l'Esperia, la società più numerosa, tanto da diventare costola del grande Brill di cui lui era segretario. Fu Fara a scoprire giocatori come Tore Serra (poi regalato al Brill) e Cinzia Zanotti. Quando il femminile divenne preponderante, dopo la morte del professor Giovanni Russo, decise di formare una società con quel nome dove confluì il settore maschile.
La politica
Poi la politica lo assorbì, fu assessore comunale e provinciale ma non lasciò mai lo sport. Sua figlia Silvia (che poi lo ha reso orgoglioso nonno di due nipotine) era stata campionessa di ginnastica artistica. Lui si interessò anche a quello sport e quando la Federazione fu commissariata ne divenne presidente. Fu il trampolino per arrivare alla presidenza del Coni, nel '99. Stefano Esu, oggi segretario di Sport e Salute, ha vissuto con lui negli ultimi vent'anni nella sede di via Sonnino e racconta: «Negli ultimi giorni era meno brillante. Aveva dormito poco, pensava di non aver digerito bene». Ieri come ogni mattina aveva accompagnato la moglie, poi entrando a casa il cuore l'ha tradito. «Non ci vogliamo credere», lo piange Esu, e con lui Antonio Pinna, il suo vicario che dovrà sostituirlo: «Lo farò per rispetto alla sua memoria e alla sua amicizia, anche se non potrò essere lui».
Alle 10 sarà allestita la camera ardente al PalaPirastu, domani alle 10.30 nella basilica di Bonaria, i funerali.
Carlo Alberto Melis