L'Isola dei condoni: Comuni sommersi da 160mila pratiche
L'Isola dei condoni cammina a passo di lumaca, tanto da aver lasciato dietro di sé in 35 anni una montagna di quasi 160mila pratiche arretrate, che le amministrazioni comunali, spesso sotto organico, potranno smaltire solo entro i prossimi venti anni. I numeri li ha forniti il secondo rapporto sul condono edilizio in Italia, realizzato dal Centro Studi Sogeea e presentato in Senato. Un lavoro mastodontico che ha passato al vaglio gli effetti delle tre sanatorie fino ora approvate nel nostro Paese: quella varata nel 1985 dall'allora governo Craxi, e le successive riproposte da Berlusconi nel 1995 e nel 2003.
I numeri
Scorrendo i dati pubblicati nel report, in 35 anni le pratiche inoltrate agli uffici comunali della Sardegna sono state 534.044 di cui 159.046 ancora inevase. Un segnale di estrema lentezza burocratica, ma anche il presupposto di un potenziale tesoretto di 700 milioni di euro, sottolineano gli esperti di Sogeea, che deriverebbe dagli incassi delle amministrazioni per il disbrigo delle pratiche di regolarizzazione
Corto circuito
Secondo Sogeea, la maggior parte delle pratiche risale proprio al 1984. «La lentezza con cui vengono istruite - dice Marianna Fiori, ingegnere e consigliere dell'ordine cagliaritano con delega all'Edilizia privata - ha creato non pochi problemi alla commercializzazione degli immobili, che senza sanatoria non possono avere l'agibilità. Inoltre, spesso il condono è propedeutico all'attuale ristrutturazione e quindi alla riqualificazione. Altro problema riguarda i parametri di tutti i condoni, che prescindono dai requisiti igienico sanitari. Per cui anche se le pratiche venissero smaltite, molti immobili rimarrebbero non agibili. Penso alle migliaia di balconi chiusi negli ultimi decenni con infissi, o ai sottotetti ristrutturati come abitazioni, ma di altezze insufficienti a ottenere l'autorizzazione ad abitarvi».
Ritardi
Insomma, al caos si aggiunge ulteriore caos. Un groviglio burocratico che secondo gli esperti di Sogeea potrebbe essere districato con ben 21 anni di lavoro ininterrotto. «Gli uffici comunali spesso non hanno il personale sufficiente per far fronte all'enorme mole di lavoro - sottolinea la rappresentante degli ingegneri - e inoltre non esistono linee di indirizzo univoche nell'istruzione delle pratiche. Una semplificazione che accelererebbe sia il lavoro degli impiegati che quello di noi tecnici».
Potenzialità
Tra tante considerazioni ne spicca tuttavia una più inquietante: sparse in tutta l'Isola sopravvivono infatti da decenni ancora centinaia di migliaia di opere potenzialmente abusive. Molte delle quali anche pericolose per il territorio o in contrasto con le norme urbanistiche sempre più attente al territorio. «Concludere l'iter delle pratiche di condono consentirebbe anche di avviare una seria campagna di demolizioni di ciò che è stato costruito in spregio delle leggi e del buon senso», concludono i responsabili della Sogeea. «Non solo, i Comuni potrebbero realizzare interventi che in certi territori possono cambiare totalmente le prospettive di vita di migliaia di cittadini: argini per fiumi e torrenti, canali di scolo per la pioggia, impianti idrovori e consolidamento della piantumazione». (l. m.)