Carissimi rifiuti. Più si spende e peggio viene giudicato il servizio, una trappola infernale che a volte rende le nostre città simili a gironi danteschi. Una famiglia sarda spende in media 345 euro all'anno, contro una media nazionale di 300 euro. È vero che la Tari nell'Isola non è aumentata da un anno all'altro, e a Cagliari è pure diminuita, ma nonostante questo le tariffe restano tra le più alte d'Italia. Tanto che sette cittadini su dieci ritengono troppo “elevato” l'esborso da sostenere se poi guardano a quello che ottengono in cambio.
Il rapporto
I costi della Tari 2019 - a carico di un nucleo tipo di tre persone in una casa di proprietà di 100 metri quadri - sono certificati da un report di Cittadinanzattiva diffuso ieri. A livello di aree geografiche, i rifiuti costano meno al Nord (in media 258 euro) e al Centro (299 euro), il Sud ha invece le bollette più elevate (351 euro). La Sardegna è la quarta regione più cara del Paese (dopo Campania, in cui si pagano 421 euro; Sicilia, 394 euro e Puglia, 373 euro), mentre le più economiche sono il Trentino Alto Adige (190 euro), il Molise (219 euro), la Basilicata (221 euro) e il Friuli Venezia Giulia (228 euro). Per quanto riguarda i capoluoghi: in cima alla classifica c'è Catania (504 euro) e subito dopo Cagliari (490 euro). Seguono Trapani (475 euro) e Benevento (471 euro). Più di due famiglie su tre (nell'Isola arrivano a quasi il 70%) ritengono di pagare troppo per la raccolta dei rifiuti. Solo il 60% delle amministrazioni comunali o delle aziende che gestiscono il servizio - sottolinea una nota dell'Osservatorio prezzi e tariffe della onlus - ha elaborato e reso disponibile la Carta dei servizi. Solo due su tre indicano il tipo di raccolta effettuata, la metà esplicita la frequenza con cui è portata avanti. Ancora: all'utente non è dato sapere con quale frequenza vengono igienizzati i cassonetti (lo indica appena il 47% delle Carte), pulite le strade (37%) o svuotati i cestini nelle vie e nelle piazze (25%).
Il focus
Per quanto riguarda i principali centri della Sardegna, dall'indagine emerge che a Cagliari nel 2018 si pagavano 514 euro (la diminuzione quest'anno è del 4,7%), a Carbonia la Tari 2019 ammonta a 332 euro (+6%), a Nuoro a 335 euro (invariata), a Oristano a 296 euro (+0,7%), a Sassari a 272 euro (1,7%). E a proposito di raccolta, Cittadinanzattiva riporta i dati Ispra 2018, relativi all'anno precedente: in Sardegna si producono a testa 439 chili di immondizia all'anno e la differenziata è del 63,1%. A Cagliari la produzione è di 589,9 chili (28,9% differenziata), a Carbonia 425,3 (71,1%), a Nuoro 359,2 (66,5%), a Oristano 488,5 (78,4%) e a Sassari 475,9 (50,6%).
Le reazioni
Tirando le somme, le famiglie del Sud in genere spendono più di quelle del Nord per la tassa comunale sulla spazzatura. Eppure i loro rifiuti finiscono in discarica più che al Nord, con grave danno per l'ambiente, e le emergenze per le strade. «Le differenze territoriali sono molto marcate, non solo in termini di costi, ma anche di qualità», sottolinea Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva. «Vivere in una città anziché in un'altra può voler dire disporre di un servizio gestione rifiuti costoso e insoddisfacente».
Un Paese diviso
Interviene Alessandro Marangoni, ad di Althesys, il centro di ricerca che elabora il rapporto “Was” sul trattamento dei rifiuti: «Le famiglie pagano l'inefficienza di alcune amministrazioni locali. La regione in cui il servizio costa meno è il Trentino Alto Adige, dove la differenziata è al 72%, permettendo alti tassi di riciclo. Le aree dove costa meno sono in genere quelle dove il servizio è migliore, la raccolta differenziata e il riciclo più elevati, basso o nullo il ricorso alla discarica». Dice il presidente del Codacons Carlo Rienzi: «La tassa sui rifiuti rappresenta un paradosso tutto italiano. Dalla ricerca emerge chiaramente come a pagare di più sono i cittadini che vivono nelle città dove il servizio di raccolta e smaltimento rifiuti è peggiore».
Cristina Cossu