Pazza idea, edizione 2019 al via giovedì: incontri tra ‘bellezza e rivoluzione’
‘Bellezza e rivoluzione‘: quest’anno Pazza Idea, il festival di letteratura e culture digitali sulla contemporaneità, ha come tema centrale un binomio forte e difficile da affrontare. Cosa manda avanti il mondo, è vero che la bellezza in tutte le sue forme può salvarlo, e che senza di lei, come scriveva Albert Camus, non può esserci rivoluzione? Sono molti gli spunti che daranno la possibilità di esplorare la bellezza nelle sue innumerevoli forme e sfumature: letteraria, artistica, architettonica, relazionale.
A ospitare la manifestazione sarà Il Ghetto di Castello a Cagliari. Si comincia giovedì 21 novembre alle ore 17, con una doppia inaugurazione. A partire dall’opening della mostra dell’illustratore Fabio Magnasciutti. ‘Temperature’ è il titolo scelto per la raccolta delle sue vignette, pubblicate negli ultimi anni su la Repubblica, l’Unità, il Fatto quotidiano, gli Altri, Linus e Left, in tv a “Che tempo che fa”, è la sintesi della poetica di questo artista del disegno: uno sguardo ironico e sempre insolito sugli eventi della vita, l’attualità, i sentimenti, con la forza e l’incisività che solo l’immagine può dare.
A seguire, dalle 17.30, un focus importante sulla fotografia con la mostra della e sulla fotografa Tina Modotti, attrice di teatro e cinema, pasionaria perseguitata, musa di grandi artisti come Pablo Neruda, modella dei pittori naturalisti messicani, figura controversa dalle molte vite. ‘Fotografa e rivoluzionaria’ è una retrospettiva del suo lavoro fotografico, perché la sua vera grande passione fu la fotografia, a dispetto delle sue mille doti artistiche. La mostra include i suoi ritratti, gli studi delle piante e la famosa serie ‘Donne di Tehuantepec’, oltre a materiale meno conosciuto; è un viaggio attraverso la sua vita dalle molteplici sfaccettature, un racconto di sé attraverso le città in cui ha vissuto. In collaborazione con il Museo d’Arte Contemporanea di Casacalenda. Le mostre resteranno allestite per tutta la durata del festival.
Il programma degli incontri inizia alle 18 quando, nella sala delle Mura, si terrà ‘La vita davanti a sé’, incontro con Giuseppe Lupo e Alice Cappagli, in conversazione con Stefano Salis. Come la costruzione di un amore, anche quella di una identità e di una appartenenza possono essere non lineari, non sempre semplici, a volte in contrasto col mondo e anche con coloro che più amiamo. Lo strumento più potente è ancora una volta la parola, esercitata o negata, e spesso la scoperta di nuove possibilità, magari attraverso i libri, “la chiave di tutto”. Ce lo racconteranno Giuseppe Lupo, con il racconto affettuoso di un’infanzia e insieme della crescita del Sud dell’Italia negli anni del boom economico, e Alice Cappagli che con il suo primo libro – divenuto presto un caso letterario – trasfigura la quotidianità in universale, raccontandoci una storia di amicizia, cura, scoperta di sé e rivoluzioni dell’anima.
Sposandosi nella sala della Cannoniera, alle 19 ‘Meno è meglio? Istruzioni per l’uso delle parole, del linguaggio, della tecnologia…e dell’altrove’, tra gli appuntamenti più attesi, l’incontro con Vera Gheno e Massimo Mantellini, in conversazione con il giornalista Marcello Cocco. La comunicazione e il linguaggio: abitudini e costumi sui social, ma anche offline. Le parole hanno ancora un valore? Sono ancora le vere narratrici della realtà oppure la “facilità” della rete le ha depotenziate? Come ci hanno cambiati i social media, sono forse loro i responsabili di una scelta ormai “esistenziale” di “bassa risoluzione” per cui scegliamo migliaia di piccole foto Instagram invece di una “definitiva” con la Reflex? L’incontro con Vera Gheno, sociolinguista e docente, e Massimo Mantellini, giornalista ed esperto della Rete, fornirà al pubblico le linee guida per provare a recuperare il senso pieno del presente e a capire come il linguaggio e la tecnologia, sempre strettamente correlati, siano un’arma potente da maneggiare con cura.
Alle 20, in Sala delle Mura la Lectio magistralis di Telmo Pievani, introdotto da Alice Piras, dal titolo ‘Imperfezione. Una storia naturale’. Il filosofo della scienza ed evoluzionista, tra i più affermati scrittori di scienza italiani, ritorna con un saggio sorprendente in cui Lucrezio e la scienza del XXI secolo vanno a braccetto. Ripercorrere la storia dell’imperfezione è importante perché oggi una potentissima specie imperfetta domina il pianeta: dunque, comprereste un’auto usata da Homo sapiens?
Alle 21, nella Sala della Cannoniera, la prima giornata si chiude con la proiezione di ‘Il treno di Sottsass‘, proiezione preceduta da una introduzione di Renato Chiocca. Si tratta di un documentario che ripercorre la storia di un incredibile architetto (come gli piaceva considerarsi), designer e artista (come, invece, non amava essere considerato). È un percorso, questo, attraverso le sue stesse parole, tratte da interviste risalenti a 3 differenti periodi, e attraverso i ricordi delle persone che l’hanno conosciuto da vicino e frequentato, svelandone le peculiarità. Si comincia dall’infanzia libera tra le montagne, per poi avventurarsi nel mondo dei viaggi in America dove scopre la cultura industriale e i poeti della Beat Generation, e poi ancora il valore del colore, gli anni in Olivetti, le sue invenzioni. È un viaggio attraverso la sua vita in cui lo spettatore scoprirà quanto importante per lui sia stato viaggiare, in quanto “parte del progetto esistenziale”. Il racconto si snoda attraverso le varie voci che si alternano.
“Se qualcosa ci salverà, sarà la bellezza”, diceva Ettore Sottsass. Le parole del designer austriaco – italiano sono forti come le sue opere, che vanno dai mobili alle fotografie, dagli edifici agli scritti, e provocatorie come le forme da lui create e i materiali da lui esplorati. Divenuto famoso con i prodotti realizzati per la Olivetti, come la rivoluzionaria macchina da scrivere Valentine, Ettore Sottsass è un esempio di originalità, curiosità e ingegno.