Sei mesi per trovare casa a 120 cani
Centottanta giorni per trovare una soluzione. O 120 amici a 4 zampe si ritroveranno improvvisamente senza una casa. Il canile municipale di via Po deve traslocare, e questo era noto da tempo, ma ancora nessuno sa quale struttura potrà ospitarli. La decisione di un cambio di sede era già stata presa dalla precedente amministrazione, ma adesso il count down è davvero cominciato: ad accelerare il processo è stata l'approvazione del bando periferie (importo 18 milioni di euro), necessario per riqualificare il quartiere circostante di Sant'Avendrace, creando case a canone agevolato di housing sociale, impianti sportivi in via San Paolo, centri di aggregazione, piazze e aree verdi in via Po e dintorni.
L'accusa
Il Comune punta l'indice contro chi era al governo sino a qualche mese fa. «Abbiamo scoperto, ma solo per caso, che la vecchia amministrazione aveva in serbo per quest'area ben altre idee, che non riguardano certo gli animali, bensì l'housing sociale. Fin qui tutto bene», spiega l'assessora alla Cultura e al Verde pubblico Paola Piroddi: «Peccato però che nessuno avesse pensato a una valida alternativa di vita da offrire ai nostri amici a quattro zampe». C'è anche di più. «Facendo una ricognizione per uffici, che mi è costata una inattesa perdita di tempo, cosa scopro? Che non vi è traccia di un progetto alternativo al canile», aggiunge.
L'allarme
Il futuro di 120 cani dunque è incerto. «Tra questi ce ne sono bisognosi di aiuto in un modo speciale perché sottoposti anche a interventi di chirurgia», afferma Marcello Polastri, presidente della commissione Patrimonio: «I primi edifici che verranno demoliti ospitano oggi l'ambulatorio, il laboratorio, l'infermeria e la sala chirurgica. Cuore pulsante del canile e della programmazione per l'assistenza degli animali».
Condizioni precarie
Attualmente il canile è ospitato nella sede di un ex macello. «Una vergogna», spiega ancora Polastri, «non certo per le condizioni nelle quali i cani vengono assistiti, direi bene, dalle associazioni coinvolte, bensì perché questo ex macello è come un lager e la situazione di precarietà è ben nota anche alla Assl». E ancora: «Durante un sopralluogo con l'assessora Paola Piroddi ho potuto documentare le condizioni di inadeguatezza strutturali e la carenza delle risorse umane impiegate nella struttura», solo una veterinaria e un dipendente per seguire 120 cani e tutta la parte amministrativa.
Cosa si potrebbe fare
Nell'attesa di individuare una soluzione, da qualche parte i 120 cani ospiti di via Po andranno comunque sistemati. Le ipotesi, ma si tratta solo di idee, sono diverse: una di queste potrebbe essere quella di affidare i cani nelle pensioni casalinghe o su un affido definitivo per tutti i cani. «In generale», conclude Polastri, «servono soluzioni grazie alle quali i cani possano vivere bene, secondo norme e regole vigenti, e soprattutto in armonia con la città».
Mauro Madeddu