L'opposizione: "Il nuovo sovrintendente del Lirico di Cagliari non ha i titoli"
CAGLIARI. Il nuovo sovrintendente del teatro Lirico di Cagliari Nicola Colabianchi, nominato dal consiglio di indirizzo, non ha i titoli per rivestire la carica. Ne sono convinti i consiglieri comunali del gruppo dei Progressisti, che chiedono un passo indietro al sindaco Paolo Truzzu per evitare che gli sforzi fatti per rilanciare il teatro vengano "vanificati a causa di una nomina politica che risponde più a logiche di spartizione di potere che al bene della più grande industria culturale dell'isola."
"Il Teatro Lirico è la più grande industria culturale della città di Cagliari e dell'intera Sardegna. Dopo anni in cui la Fondazione è riuscita a trovare una nuova serenità per i lavoratori, rimettere in ordine i bilanci, con un quasi totale appianamento del buco da oltre 20 milioni di euro, garantire una buona qualità delle stagioni liriche e sinfoniche, riuscendo a ottenere maggiori risorse sul FUS, temiamo che l'indicazione di Nicola Colabianchi come nuovo soprintendente possa compromettere il futuro del Teatro.", scrivono dall'opposizione.
"Siamo preoccupati - continuano le consigliere e i consiglieri - perché dal curriculum di Colabianchi non si rilevano le competenze e i requisiti richiesti per legge in materia di gestione e organizzazione di attività musicali, teatrali, tenuta dei libri e delle scritture contabili. Chiediamo, quindi, chiarimenti al sindaco rispetto all'indicazione di Colabianchi come soprintendente, consapevoli che una nomina illegittima potrebbe creare una nuova situazione di instabilità all’interno del Teatro."
"Non vorremmo", è la conclusione, "che il grande impegno e gli investimenti di Comune, Regione e Ministero sulle attività del Teatro, oltre che la futura imminente costituzione di un centro di eccellenza per la produzione culturale e l’innovazione tecnologica intorno al parco della musica, finanziato dalla Regione con 4,7 milioni di euro, venissero vanificati a causa di una nomina politica che risponde più a logiche di spartizione di potere che al bene della più grande industria culturale dell'isola."