Palme, il punteruolo non si ferma
Cinquecentocinquanta palme sotto terapia: poco meno di una su dieci, fra quelle di proprietà municipale. Il Comune di Cagliari continua a lottare contro l'infestazione di punteruolo rosso, ma la guerra (a 13 anni dai primi avvistamenti del temibile coleottero nell'Isola) non sembra mettersi al meglio.
La passeggiata lungo il porto, verso piazza Deffenu, offre una sequenza sconsolante di palme scapitozzate. Nei giardinetti della piazza, affisso a un tronco, un avviso segnala la disinfestazione più recente, avvenuta la notte tra il 16 e il 17 ottobre scorsi, a base di un insetticida ad ampio spettro d'azione, il Reldan 22, con la raccomandazione di evitare il contatto con le palme coinvolte per almeno 48 ore. A firmarla sono Comune e associazione temporanea d'imprese Santamaria, aggiudicataria dell'appalto di manutenzione del verde pubblico.
Un appalto assegnato dalla Giunta precedente (durata: sei anni) ed entrato in vigore quando quella attuale si stava insediando. L'assessora Paola Piroddi lo sta passando sotto la lente d'ingrandimento.
Le carte
«Serve una rivoluzione. Ho chiesto alla ditta un cronoprogramma di tutte le attività», fa sapere. I problemi sono tanti: potature, pini pericolanti, jacarande malate. E le palme? «Mi sono arrivate segnalazioni e ho verificato: ce ne sono diverse che non sembrano sulla via della guarigione. Per esempio in via Roma». Piroddi si aspetta di ricevere il cronoprogramma mercoledì. Ci vorrà più tempo per poter disporre della mappatura completa degli alberi a Cagliari, necessaria per una pianificazione complessiva: «Ci stiamo raccordando con la Regione e con Agris, che dispongono di strumenti efficaci anche per effettuare una Tac su tutte le piante».
Il Comune di Cagliari possiede poco più di 6.000 palme: «Ma vorremmo anche sapere quante se ne trovano nei giardini privati», prosegue l'assessora. «Non si può combattere il punteruolo solo sugli alberi pubblici. Se i privati non curano le loro palme, il rischio di contagio rimane».
Un anno e mezzo fa, l'ex assessore Paolo Frau rese noto che negli anni erano morte 710 palme di proprietà comunale. Tutte appartenenti alla specie Phoenix canariensis , la più esposta al contagio. L'idea di sostituirle con specie immuni è sempre valida? «Ci stiamo ragionando, c'è un dibattito in corso con gli agronomi», risponde Piroddi.
Le larve
Mentre il Comune sembra impantanato in una guerra chimica costata già svariate centinaia di migliaia di euro, in un angolo di città c'è chi, a quanto pare, sta vincendo con armi biologiche ed ecocompatibili: «Le nostre palme - conferma Gianluigi Bacchetta, ordinario di Botanica sistematica, autore di oltre 290 articoli scientifici e 10 volumi, direttore Centro servizi di Ateneo che gestisce l'orto botanico - hanno egregiamente resistito grazie a un trattamento efficace, economico, sostenibile dal punto di vista ambientale e privo di pericoli per gli esseri umani». Niente insetticidi, niente chimica: «I trattamenti chimici possono comportare danni all'ambiente e pericoli per le persone e hanno tempi lunghi di decadimento». E allora? «Combattiamo il punteruolo rosso con le larve di nematodi. Sono i loro antagonisti naturali, parassiti che si nutrono del loro esoscheletro cheratinoso». In pratica, se li mangiano. Pericoli per gli esseri umani? «Nessuno». Costi? «Per circa cento palme spendiamo circa 10 mila euro l'anno».
Il vertice
Il modello orto botanico raccoglie attenzione a Palazzo Bacaredda. Venerdì 15 novembre è prevista una riunione del consiglio del Centro servizi di Ateneo, alla quale sono annunciate le presenze della rettrice Maria del Zompo, del direttore Bacchetta, del sindaco Paolo Truzzu e dell'assessora Piroddi. Tra gli argomenti all'ordine del giorno, oltre al confronto sull'apertura di un accesso all'Anfiteatro dall'orto botanico anche la riapertura di un dialogo su una possibile via non-chimica alla lotta al punteruolo rosso. «Una prospettiva che mi interessa molto», conferma Piroddi.
Marco Noce