Rassegna Stampa

Corriere dello Sport

Truzzu, primo cittadino e tifosissimo rossoblù

Fonte: Corriere dello Sport
24 ottobre 2019

Truzzu, primo cittadino e tifosissimo rossoblù

<Voglio essere il Sindaco del nuovo stadio>

di Daniele Rindone

Inviato a Cagliari

Il sindaco del Centenario è un sindaco tifosissimo: «Sono abbonato dal 1988». Paolo Truzzu, 47 anni, sindaco di Cagliari (Fratelli d’Italia), abita nel quartiere di Monte Urpinu: «Raggiungo lo stadio a piedi». E’ classe 1972, è nato due anni dopo lo scudetto di Riva: «Un simbolo, Gigi. Ho adorato Francescoli e mi sono gustato Conti». Il sindaco del Centenario ha la cover dello smartphone griffata Cagliari 1920, ha tifato in tre stadi diversi. Il quarto, primo di proprietà del club, è quello che può nascere sotto la sua sindacatura: «Previsione di programma: pronto nel 2024. Mi piacerebbe essere il sindaco del nuovo stadio, non dipende solo da me». Giulini è pronto ad investire 50 milioni. Uno stadio con architettura di vita associata, è così che lo pensa il sindaco-tifoso che può diventare il sindaco-record.

Il sindaco Truzzu e il tifoso Paolo come vivono l’exploit del Cagliari?

«E’ un grande piacere vederlo così in alto».

In città c’è incanto e disincanto. «E’ contenta, ma dovrebbe imparare ad apprezzare di più. I cagliaritani non sono mai contenti degli allenatori. Io sono convinto che ci siano una buona squadra e un buon allenatore».

Si vede nelle vesti di sindaco europeo?

«L’Europa è un sogno, forse sarebbe croce e delizia per il campionato».

Lei è stato proclamato il 19 giugno, cosa farà per Cagliari?

«E’ la città più bella del mondo, si è un po’ addormentata. Ha grandi opportunità, abbiamo in mente progetti sul porto, sulla viabilità, sul centro storico, sulle zone umide, sui beni museali, sul parco Molentargius».

E’ il sindaco del Centenario.

«Stiamo già parlando con la società, faremo qualcosa legata al carnevale.

Sarà un anno importante per Cagliari. Celebreremo i 600 anni dell’università, ospiteremo le America's Cup World Series ad aprile. Cagliari ha 6.000 posti letto, per l’America’s Cup sono prevedibili dalle 15.000 alle 70.000 presenze, sarà occupata tutta l’area meridionale della Sardegna. Aspettiamo tanti turisti, sarà un bel 2020».

Parliamo di stadio, sarà lei il sindaco della svolta?

«Gli unici stadi di proprietà in A ce li hanno la Juve e l’Udinese. Non mi dispiacerebbe che Cagliari fosse la terza città».

A che punto siamo?

«Ho ereditato tutto dalla precedente amministrazione. In uno degli ultimi Consigli è stata fatta una delibera in fretta e furia, i consiglieri non hanno avuto piena visibilità degli atti. E’ a disposizione della Commissione urbanistica, speriamo la approvi presto per portarla in Aula».

Il progetto è secretato nel suo ufficio, ci fa dare una sbirciatina?

«Le posso dire che lo abbiamo modificato affinché la costruzione dello stadio possa ricqualificare il quartiere popolare di Sant’Elia collegandolo alla città. Abbiamo proposto al Cagliari la rimodulazione dell’area commerciale. Sarà esattamente uguale a prima, questo ci tengo precisarlo, è stata decisa da chi mi ha preceduto. Ma questo nuovo progetto, al di là della costruzione di un albergo e delle strutture commerciali previste dalla società, ci consentirà di creare una grande piazza pubblica».

Sportiva e sociale?

«E’ prevista la nascita di chioschi, di ristoranti, di strutture a vocazione ricettiva e turistica sul lungo

canale, daremo la possibilità ai privati di creare piccole attività. Pensiamo a servizi pubblici a vantaggio della comunità del quartiere, ad uffici, biblioteche, vogliamo rivisitare la viabilità, eliminare il viadotto che oggi costituisce una barriera tra Sant’Elia e la città. Anche di programmare una lunga galleria verde che colleghi il quartiere al canale Monte Mixi. Stiamo tentando di creare tutto ciò, che si riesca non si sa mai. Nei prossimi 10 anni può nascere un’area di pregio, per grossi eventi internazionali».

Qual è la road map dello stadio?

«Consiglio comunale e approvazione del piano guida, poi il Cagliari definirà il progetto e sarà messo al bando. Nell’arco di 8 mesi si può arrivare all’aggiudicazione. E via ai lavori».

Entro il 2020?

«Penso più nel 2021. Si deve buttare giù il Sant’Elia, ci vuole un annetto. Entro la fine del 2020 si potrebbe iniziare a demolirlo. La concessione del terreno sarà di 50 anni. Una parte delle opere sarà fatta dal Comune, una parte della Regione, il grosso dal Cagliari. Con Giulini c’è sintonia»