Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Frane e voragini, la città è sempre più fragile

Fonte: L'Unione Sarda
14 ottobre 2019

Frane e voragini, la città è sempre più fragile

Il simbolo della città fragile è Capo Sant'Elia. È il promontorio della Sella del Diavolo che crolla e che da ormai molti anni perde pezzi della sua falesia. Non è l'unico. Lo sono anche - marchio della Cagliari degli smottamenti - la scogliera di Calamosca, circondata in gran parte dalle transenne e dai cartelli che indicano il pericolo frane. E poi la parete di roccia di Castello che sovrasta il viale Regina Elena, parti dei colli di Monte Urpinu e di San Michele.
Gli interventi
Cure costose servirebbero per guarire questi angoli di città che rischiano di diventare malati terminali se non si interviene in tempo. Non bastano le transenne-palliativo, come nel caso di via Vittorio Veneto, innalzate anni fa all'altezza della curva di Tuvixeddu, a guarire le ferite dell'erosione, tantomeno a prevenire il disastro.
La panoramica
In viale Europa l'ultimo atto di una lunga storia di smottamenti. Appena due giorni fa l'assessore alla Mobilità Alessio Mereu ha incontrato i vertici della Global Service per parlare della voragine che si è aperta sotto la strada panoramica che attraversa Monte Urpinu. Il cantiere era stato impiantato molti mesi fa ma è stato necessario attendere gli studi geologici per poter mettere mano agli interventi. «La perizia è stata consegnata al Comune e ora i lavori dovranno partire immediatamente per concludersi entro l'anno», spiega Mereu. «Fermo era anche il progetto di messa in sicurezza della parete bassa di via Raffa Garzia ma ora sono arrivate le reti che dovranno contenere il costone per bloccare le frane».
Sotto la Rocca
Si muove anche il tufo della rocca di Castello, a due passi dall'ascensore che da viale Regina Elena sale verso piazza dell'Indipendenza. L'ultima di una lunga serie di frane è avvenuta diversi mesi fa. I massi sono ancora lì, incombenti. Nell'inverno del 2005, quando scattò l'allarme smottamenti, sul costone che sovrasta le ville e gli edifici che avevano ospitato L'Unione Sarda si calarono i rocciatori, gli specialisti della Progeo Lavori specializzata nel campo della geotecnica e del consolidamento. Lavorarono per conto del Comune per eliminare piante e radici infestanti che avevano scavato il calcare rendendolo ancora più fragile. Doveva essere un intervento che anticipava il vero piano di messa in sicurezza del costone. Progetto mai realizzato. Così nel viale Regina Elena, da allora ad oggi, sono spuntate altre transenne per contenere ben altre emergenze.
Sul mare del Golfo
Ci sono pronti da spendere, invece, tre milioni di euro per Calamosca, ovvero per una terapia d'urto che rallenti la malattia della parete calcarea. Denaro contante per l'appalto e la progettazione, anche se per poter garantire la stabilità del capo e della scogliera costellata di frane e una tragedia (quella del 1987) dalla Torre di su Perdusemini alla Torre del Poetto servirebbero ben altri fondi.
Andrea Piras