Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Stadio, il pasticcio dell'erba

Fonte: L'Unione Sarda
2 settembre 2009

Prato distrutto da un parassita in piena estate

Il presidente Cellino ostenta tranquillità: «Non è vero che abbiamo mandato in ferie i giardinieri ad agosto né che abbiamo risparmiato sulle cure: con l'Inter il terreno di gioco sarà a posto».
di ANTHONY MURONI
Non è che la compagnia non sia più che buona. Sui dieci campi nei quali tra sabato e domenica si sono giocate le partite di serie A, almeno in quattro i calciatori hanno dovuto fare i salti mortali per stare in piedi. Ma il tappeto erboso del Sant'Elia si è distinto per le sue condizioni precarie, con vaste zone nelle quali il manto era praticamente assente. Piccoli avvallamenti, zolle e base instabile si devono a un parassita (un fungo denominato Pitiun) che, a cavallo di Ferragosto, in tre giorni si è mangiato gran parte dell'erba. Giorni, complice la festività e il fine settimana, nei quali i giardinieri che si occupano della manutenzione non erano al lavoro. E nei quali non sarebbe stato possibile effettuare la terapia d'urto necessaria a debellare il parassita e a salvare il tappeto verde. Così la malattia si è propagata, divorando vaste fette di prato.
L'ESPERTO Pino Mossa, agronomo cagliaritano di 58 anni, tra i più esperti per quel che riguarda la posa e la manutenzione dei tappeti nei principali stadi italiani, non ha mai lavorato per il Cagliari calcio ma conosce bene la situazione del Sant'Elia: «Che non è molto diversa rispetto a quella delle altre strutture nelle quali giocano squadre di medio livello - racconta - in questo momento solo il Meazza di Milano e l'Olimpico di Roma possono contare su un fondo quasi perfetto, ma per la manutenzione le società che vi giocano spendono un milione di euro l'anno». Inutile dire che i problemi maggiori si manifestano in estate: «Questo perché anche nel centro-sud Italia si utilizza un tipo di erba studiata per un clima freddo - assicura - mentre sarebbe necessario differenziare la semina in base ai periodi dell'anno. Verso la primavera, e a maggior ragione d'estate, utilizzando un tipo di gramigna commercializzata con il nome di Miami si otterrebbe un fondo compatto, senza il pericolo di assistere in continuazione a zolle che saltano o a strani rimbalzi del pallone. Poi, verso fine autunno, sopra questo strato compatto (che tende a ingiallirsi) andrebbe piantato un ibrido che copre l'erba pre-esistente e assicura un'ottima calpestabilità».
EMERGENZA A FIRENZE Proprio in questi giorni Pino Mossa si trova a Firenze, dove è stato chiamato ad assicurare la sua consulenza per risolvere l'analogo problema che si è verificato allo stadio Franchi. Impianto dove, tra l'altro, il Cagliari dovrà scendere in campo il 13 settembre, alla ripresa del campionato. «Caldo e umidità sono i veri nemici dei tappeti erbosi - conclude - dove non è possibile procedere a una nuova semina bisogna solo cercare di tamponare. Per i campi nuovi di zecca (o dove sia possibile pensare a un rifacimento completo) il consiglio è invece quello di procedere direttamente con il tipo di semina “mista”, a seconda delle stagioni.
IL PRECEDENTE Al Sant'Elia il fondo è stato integralmente rifatto nell'autunno del 2003, quando il Cagliari fu costretto a emigrare a Tempio per un paio di mesi. «Spendemmo circa 250 mila euro - racconta l'ingegner Mario Mossa, dirigente in Comune - e dopo il collaudo consegnammo al Cagliari un fondo pressoché perfetto. Da allora non abbiamo più avuto nessuna competenza, visto che quella ordinaria spetta al Cagliari»
Da viale Laplaya il presidente Massimo Cellino rivela di essere impegnato stato impegnato per tutta la giornata di ieri proprio con le questioni relative alla manutenzione dello stadio: «Se devo essere sincero la situazione dell'erba è quella che mi preoccupa meno - racconta - visto che la rete idrica del Sant'Elia è un colabrodo (domenica sarebbero stati consumati 400 metri cubi d'acqua) e ci sono cancelli che non si aprono. Visto che il Comune non mi autorizza a eseguire i lavori sono praticamente con le mani legate».
PARLA CELLINO Sulla questione legata ad avvallamenti, zolle e buche all'interno del terreno di gioco, la spiegazione per il massimo dirigente rossoblù è tutto sommato semplice: «Nei giorni a cavallo di Ferragosto il gran caldo ha favorito il proliferare della malattia scatenata da un fungo. A quel punto si doveva scegliere se salvare più erba possibile, aumentando la quantità d'acqua da usare per l'irrigazione, o insistere con la cura per debellare il parassita, che aveva comunque fatto già i suoi danni - riassume - ho scelto di soffrire nella prima partita, conscio che (anche grazie alla sosta del campionato, dovuta agli impegni della nazionale) alla ripresa del 20 settembre (quando a Cagliari arriverà l'Inter di Mourinho) il nostro campo sarà quasi perfetto». Questo perché, assicura sempre il presidente, l'attività della società che ha in appalto il servizio di manutenzione non si è mai fermata: «È stato detto che abbiamo mandato i giardinieri in ferie - si lamenta Cellino - ma si tratta di un'accusa buttata là, senza alcun fondamento». Sarà che qualcuno pensa che il presidente cerchi sempre di risparmiare, anche quando non dovrebbe: «Accusa ancor più ingenerosa - chiude - non vado certo contro i miei interessi: siamo stati solo sfortunati, visto che il guaio è avvenuto nel fine settimana di Ferragosto. E non posso biasimare l'azienda che si occupa della manutenzione se in quei tre giorni non era lì».

02/09/2009