Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

A Is Mirrionis il gran bazar dei venditori abusivi

Fonte: L'Unione Sarda
30 settembre 2019

PIAZZA MEDAGLIA MIRACOLOSA.

Da quattro anni bancarelle e tappeti sui marciapiedi e di fronte al marke

A Is Mirrionis il gran bazar dei venditori abusivi

Bocciata la proposta del Comune di trasferire il mercatino in un'altra zona della città

Telefoni a rotella, abat jour che hanno conosciuto tempi migliori, calze tubolari, tegami in ferro smaltato e mille oggetti in disuso. C'è di tutto nelle bancarelle degli ambulanti di piazza Medaglia Miracolosa e piazza Is Maglias. Quattro anni fa, quando sono iniziati i lavori di rifacimento dell'area della chiesa, i venditori che sbarcavano il lunario vendendo frutta e cianfrusaglie, sono stati sfrattati. Giocoforza hanno dovuto trasferire i loro banchetti improvvisati nel marciapiede di fronte al distributore e nello spiazzo di fronte al market. Una sistemazione provvisoria, avevano annunciato, quando andavano d'amore e d'accordo, l'ex sindaco Massimo Zedda e l'allora assessore Gianni Chessa. Avevano parlato anche di aree dove poter trasferire il mercatino e dare dignità a decine di persone. Niente è successo.
Il bazar
In piazza Medaglia Miracolosa c'è la frenesia di un quartiere cresciuto troppo in fretta. La parola d'ordine, da sempre, è sopravvivere, stando lontano dai guai. I più organizzati sistemano la merce, soprattutto frutta e verdura su cassette di plastica impilate. Ad altri è sufficiente un lenzuolo bianco. La faccia scavata dall'eroina, sulle braccia tatuaggi ricordo di giornate passate in carcere. A “sovrintendere i lavori” un esercito di pensionati pronti a sentenziare su tutto lo scibile.
«Mi arrangio, non ho altro lavoro», dice Giovanni, 51 anni, che non vuole vedere il suo cognome sul giornale, anche per evitare rischi con il “Reddito di cittadinanza”. «Vivo da solo in via Podgora, non ho nessuno. Le bollette, il cibo e le altre spese vanno pagate. Questo è l'unico modo per guadagnare qualche euro». A fine giornata qual è l'incasso? «Se faccio 10 euro è molto». In esposizione, vicino alle scalette, pantaloni usati, gonne e magliette. «Non è roba rubata», precisa. «Me la portano i miei amici. Prima finiva nei cassonetti dell'immondizia, ora che c'è la raccolta differenziata nessuno butta più niente». Vi avevano promesso un trasferimento. «No, sto bene qui».
L'arte di arrangiarsi
All'angolo con via Is Mirrionis, un pensionato 74 anni, «Niente nomi o cognomi, mi raccomando», assesta alcune cassette di frutta vicina a una bilancia da casa. «Gli affari non vanno benissimo. Vendo uva e pesche po arrumbulai (per sopravvivere). I soldi non sono sufficienti per vivere e bisogna inventarsi qualcosa».
Le scalette separano la piazza da un altro mondo. All'uscita dal market una cassa amplificata con annesso cestello per le offerte spara musica a tutto volume. «Il Comune ci lasci qui, stiamo bene», commenta un ragazzo, tra vecchi servizi da te, quadri di bassa fattura un impianto stereo a cassette. «Ci volevano mandare nello sterrato di via Abruzzi, «Ma chini ci passara, è una scomuniga (Chi ci passa, è una scomunica)».
Non solo cagliaritani. «Vendo borselli, collanine e orologi con lo stemma dei quattro mori in attesa di un posto migliore», dice Ali Hassin, 38 anni, del Bangladesh, l'unico che dà nome e cognome. «Gli incassi sono bassi, ma è meglio di niente».
Andrea Artizzu