Cagliari come Bibbiano? “No, servono dati ufficiali per capire se c’è davvero un’emergenza”
Il Comune annuncia la creazione di un punto di ascolto per “sostenere i genitori a cui sono stati strappati i bambini”. La consigliera di Campo Progressista, Anna Puddu: “Bisogna conoscere i numeri reali, no a slogan e affermazioni che potrebbero essere distorte e creare preoccupazioni”
“Abbiamo una grave emergenza da affrontare nel più breve tempo possibile, considerati i disagi che devono sostenere i genitori, cui sono stati strappati i bambini, ed i minori coinvolti, con ricadute negative sulla salute”. A dirlo, durante un incontro pubblico con l’associazione Flage – (Figli liberi dall’alienazione genitoriale), è stato il presidente del Consiglio comunale di Cagliari Edorado Tocco. Da parte del Comune c’è stata anche la promessa della creazione di un “punto di ascolto”. Il tema dei “bimbi strappati” è balzato nuovamente ai vertici delle cronache, anche isolane, dopo il “caso Bibbiano”. La notizia dell’impegno da parte dell’amministrazione comunale per dar gambe a un centro di ascolto è stata pubblicata da Casteddu Online ed ha subito creato dibattito. Anna Puddu, consigliera comunale del Campo Progressista, ha già protocollato un’interrogazione al presidente del Consiglio, al sindaco e alla Giunta, per sapere “l’eventuale situazione di emergenza che la città vive rispetto al fenomeno dell’alienazione parentale e genitoriale e i relativi dati di riferimento forniti dai servizi sociali territoriali e dalle istituzioni” quali “il tribunale per i minorenni, il tribunale ordinario sezione famiglia e la procura della Repubblica”.
“Bisogna assolutamente divulgare informazioni corrette, il Comune deve sostenere tutte le famiglie in condizioni di fragilità, inclusi i minori. No alla confusione legata alla divulgazione di una eventuale pseudo-emergenza, esistono istituti importanti, come quello dell’affido eterofamiliare che ha, come presupposto, il superamento della crisi genitoriale. In tantissimi casi”, argomenta la Puddu, “si parla di non di affidi o allontanamenti di minori per fatti superficiali ma, invece, legati a dei gravi pregiudizi del minore. Il Comune deve fornire i numeri precisi, sennò si sta parlando del nulla”.