Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

No alla plastica, la svolta dell'Isola

Fonte: L'Unione Sarda
23 settembre 2019

Orrù: serve una legge, ci stiamo lavorando. Corrias: i sindaci vanno sostenuti

No alla plastica, la svolta dell'Isola

Dopo l'ordine del giorno approvato all'unanimità dal Consiglio regionale

Più che l'obiettivo fissato dall'Unione europea - luglio 2021 - a far scattare una massiccia campagna contro la plastica usa e getta in Sardegna è stato un capodoglio. Ricordate? A marzo scorso la notizia (con immagini scioccanti) ha fatto il giro del mondo: un enorme cetaceo spiaggiato a Porto Cervo con ventidue chili di robaccia nello stomaco. Ucciso dal veleno ingerito in mare. Così, nell'estate appena finita, in moltissime spiagge dell'Isola è scattata la tolleranza zero per bottigliette, posate, cannucce e vari altri prodotti non biodegradabili. Le ordinanze dei sindaci hanno imposto il divieto, ma è necessario fare qualcosa di più incisivo per contribuire a salvare le coste, la terra, gli animali e le persone. In realtà ci sono pure una miriade di importanti iniziative dei privati - resort che usano esclusivamente prodotti ecocompatibili; centri commerciali che danno solo contenitori riutilizzabili; concerti e manifestazioni in cui si beve in bicchieri compostabili; compagnie di navigazione che partecipano a progetti ambientali - ma sono provvedimenti sparsi, che agli imprenditori costano anche parecchio.
Il provvedimento
«È vero, molti amministratori sono stati coraggiosi e hanno bandito la plastica da arenili e paesi, ma credo sia necessaria una legge regionale, un'azione collettiva, prendendo esempio dalle buone pratiche, per mettere in campo politiche ecologiche ed economiche, un nuovo modello di sviluppo (anche) per la Sardegna». Maria Laura Orrù, consigliera regionale dei Progressisti, è la prima firmataria di una mozione - poi sfociata in un ordine del giorno approvato all'unanimità dall'Assemblea - «sulla minimizzazione dei rifiuti in plastica monouso non biodegradabili e la riduzione dell'impatto ambientale». Il prossimo passo - spiega Orrù - «è una proposta di legge (ci sto già lavorando, l'obiettivo è coinvolgere in un confronto partecipativo amministratori e portatori d'interesse per scrivere insieme un percorso che non sia fatto solo di obblighi e di “no”) con misure specifiche». Come l'estensione del divieto di vendere e utilizzare plastica in tutti i Comuni a vocazione turistica e nelle aree a tutela naturalistica; incentivi agli enti locali per raggiungere elevati volumi di raccolta differenziata e per adeguamenti tecnologici degli impianti di compostaggio; la promozione di campagne di sensibilizzazione, nelle scuole e tra tutti i consumatori; accordi con le mense e le aziende che fanno catering; piani di eliminazione dei materiali nocivi in tutti gli uffici e i locali pubblici, nei siti archeologici, nei parchi e nelle pinete, nelle sagre e nelle feste paesane.
«Bisogna sostenere i territori e i sindaci in questa operazione fondamentale per il futuro della nostra Isola», sottolinea Salvatore Corrias, consigliere regionale Dem e primo cittadino di Baunei, «i Comuni non possono solo affidarsi alle ordinanze, che hanno un raggio d'azione circoscritto, l'Isola intera deve investire sulla sostenibilità».
Gli operatori turistici
Carlo Amaduzzi, presidente di Assohotel Confesercenti, ha lanciato una proposta al presidente della Regione e alla Giunta: «Nel 2020 dichiariamo la Sardegna “plastic free”». Spiega che «tutti gli assessorati potrebbero, ciascuno per il suo settore di competenza, creare dei programmi dettagliati che poi confluirebbero in un unico piano da inoltrare subito all'Unione europea per chiedere finanziamenti». Aggiunge Amaduzzi: «Una serie di semplici linee guida sono già state impostate da Bruxelles, bastano soltanto un po' di coraggio e di idee innovative per avviare e vincere questa battaglia e creare anche molti posti di lavoro, e il “bollino” Sardegna plastic free avrebbe una formidabile risonanza turistica».
Legambiente
Approvare il ddl fermo in commissione Ambiente per permettere ai pescatori di portare a terra (senza incorrere in sanzioni) i rifiuti di pesca che finiscono nei fondali, oltre al recepimento immediato della normativa europea che vieta dal 2021 la plastica monouso. Sono alcune delle richieste fatte da Legambiente al Governo, nei giorni scorsi, nel corso della presentazione del progetto “Pelagos Plastic Free” al Salone Nautico di Genova. Le microplastiche sono l'80% dei rifiuti, su 17 spiagge italiane, per oltre 30 mila metri quadri di superficie; sono stati trovati oltre 14 mila rifiuti e l'87% era plastica; la cattiva gestione dei rifiuti urbani rimane la causa principale dei rifiuti in mare; il 29% sono frammenti di plastica, i mozziconi di sigarette il 10%, il 5% cotton fioc. Non solo - prosegue l'associazione ambientalista - attorno alle microplastiche si radunano microorganismi spesso dannosi per le specie marine, il Mediterraneo è uno dei mari più inquinati dalla plastica. Ucina (la Confindustria nautica) ha promosso la bandiera “La mia barca è plastic free”, un riconoscimento per i diportisti che riducono l'uso di plastica non biodegradabile a bordo della propria imbarcazione.
Cristina Cossu