I promotori accelerano Insularità, il sogno
è il sostegno
di tutti i sindaci sardiAdesione dei Municipi a quota 270
«È la battaglia di un intero popolo»
I sindaci che hanno aderito sono 270. Ne mancano 107 per fare l'en plein. La battaglia per il riconoscimento del principio di insularità in Costituzione si nutre di azioni politiche ma anche di mobilitazioni e di sogni. E quello del comitato promotore è un'Isola che lotta all'unisono per la modifica dell'articolo 119 della Carta.
Poche lotte hanno coinvolto così tanti sardi: 120mila firme raccolte a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare, politici di ogni colore, nessuno escluso, e di tutte le istituzioni coinvolti, personalità della comunità scientifica che si spendono nei loro ambiti e nei loro territori.
Proposta ferma
Eppure la proposta di legge depositata al Senato alla fine di aprile del 2018 non ha ancora iniziato il suo lungo percorso che prevede l'inserimento all'ordine del giorno dei lavori in commissione Affari costituzionali, dove deve essere discusso e approvato, il doppio via libera nelle due Camere, l'eventuale referendum confermativo. Per cambiare la Costituzione serve una volontà politica forte da parte della maggioranza di governo e una costante pressione della società sarda è decisiva per alimentarla. «Il Parlamento non può più restare indifferente», hanno spiegato venerdì i leader del Comitato promotore Roberto Frongia e Maria Antonietta Mongiu, in occasione dell'iniziativa organizzata assieme a sindaci e parlamentari al Comune di Cagliari - uno dei 270 che hanno esposto uno striscione a sostegno della battaglia- per celebrare i tre anni trascorsi dall'inizio della mobilitazione.
Il valore della battaglia
Le ragioni di questa battaglia sono contenute in uno studio, realizzato dal Comitato, che quantifica il prezzo che i sardi pagano per il solo fatto di essere un'isola: tra 2,5 e 3 miliardi all'anno. La somma si ottiene considerando il costo di 660 milioni per il trasporto in nave di passeggeri e merci (considerando le distanze equivalenti a quelle percorribili via terra) e i 600 milioni per il trasporto aereo. Il resto del gap, secondo il report del Comitato, è determinato dai bassi indici di infrastrutturazione, cioè la valutazione della qualità e quantità di infrastrutture nell'Isola: 35,2% su reti energetiche (rispetto al 64,5% del Mezzogiorno); 45,5% su reti stradali (87,1% nel Mezzogiorno); 15% su reti ferroviarie (87,8% nel Mezzogiorno); 66,1% per infrastrutture economico sociali (84,4 al Sud). Lo studio quantifica in 20 miliardi di euro gli investimenti in meno rispetto alla media nazionale. Ecco perché il titolo della legge richiama «il riconoscimento del grave e permanente svantaggio naturale derivante dall'insularità».
«Verso la mobilitazione»
Serve ancora uno sforzo, soprattutto politico, e una mobilitazione popolare che lo supporti. «I sindaci e la società civile dicono che non vogliono più aspettare», ha detto ieri Frongia ricordando che «se anche a ottobre il provvedimento non sarà calendarizzato nei lavori dell'Aula, siamo pronti a una mobilitazione importante per far capire che non scherziamo e che vogliamo pari opportunità rispetto agli altri cittadini italiani ed europei». Del resto, come ha rimarcato Mongiu, «l'insularità è una condizione che produce ritardi a livello di sviluppo sociale ed economico e fa dei sardi cittadini con diritti affievoliti rispetto ai cittadini della terraferma. Oggi il popolo sardo lotta per il riconoscimento di un diritto, e lo fa in nome e per conto delle future generazioni».
Fabio Manca