Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Fiera dell'economia e dell'innovazione

Fonte: La Nuova Sardegna
5 maggio 2008

Fiera dell’economia e dell’innovazione

Visita tra gli stand: è ancora troppo forte l’impronta della sagra



Dopo sessanta edizioni, è arrivato il momento di modificare il business

ROBERTO PARACCHINI
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CAGLIARI. «La Fiera come specchio della città e della Sardegna», è stato detto durante l’inaugurazione: come evento che genera appartenenza e che i cagliaritani e i sardi sentono come proprio. Decine di migliaia sono stati i biglietti staccati in questi giorni per i visitatori della Fiera. Solo trentacinquemila il primo maggio, giornata tradizionalmente dedicata a Sant’Efisio e alla Campionaria.
L’anno scorso i visitatori sono stati oltre quattrocentomila e quest’anno, domani la chiusura, l’aumento è stato già di quindicimila presenze in più rispetto al 2007. All’interno, gli espositori sono mille in rappresentanza di circa duemila aziende locali, nazionali ed estere. Un panorama ampio e diversificato. Ma chi ha visitato in lungo e in largo la Fiera resta ancora l’impressione di un qualcosa di irrisolto. Certamente anche la Campionaria si trova in un momento di passaggio: da rassegna espositiva di merci a offerta di servizi e di idee. Con una forte impostazione, però, ancora legata al tradizionale. Non è un caso, forse, che il giorno di maggiore afflusso sia stato il primo maggio: sia perchè giornata festiva per eccellenza, sia perchè dalla sagra di Sant’Efisio si passa a quella della Fiera. Ed è questo, per il momento, il sapore culturale che la Campionaria lascia nel visitatore, quello di una sagra. Per la Sardegna la Campionaria è una festa molto legata alla tradizione, momeno di gita in città: sia per chi vi abita, che per chi viene dall’hinterland. Un fatto importante, sia chiaro, ma non più sufficiente e ancora lontano dalla Fiera auspicata, quella delle idee. Tra i problemi più evidenti: il fatto che il visitatore si trovi senza un percorso logico, se non quello - così sembra - legato all’occupazione degli spazi. Così l’area espositiva dei video giochi, ad esempio, è a fianco alla zona in cui sono stati collocati gli strumenti di congelazione-conservazione e cottura degli alimenti; e di fronte, in un padiglione adiacente, si trovano le antichità. Mentre, tanto per fare un altro esempio, la pelletteria si trova sparsa, sia all’aperto che al chiuso con alcuni produttori locali che, per come sono stati sistemati, danno l’impressione di venditori ambulanti e non di aziende. Eppure si tratta di un settore in cui il know how ha fatto importanti passi avanti. Ma lo stesso va detto per altre produzioni forti dell’economia dell’isola, come il granito e il sughero: sono quasi inesistenti. Il luna park, invece, non presenta niente di nuovo, mentre potrebbe ospitare tantissime innovazioni (anche didattiche).
La Fiera dovrebbe essere lo specchio del territorio in tutti i suoi aspetti, con particolare rifermento a quello che di nuovo viene prodotto. Altrimenti come innescare il circolo virtuoso con altri operatori (locali e, soprattutto, nazionali e internazionali) potenzialmente interessati? Perchè, tanto per fare un esempio, non sono state mostrate anche le particolarità presenti in Sardegna nella ricerca o le aziende che, assieme al parco scientifico e tecnologico Polaris, realizzano interessanti innovazioni di prodotto?
Oggi, tanto per fare un altro esempio, c’è un ampio dibattito sulle energie alternative: perchè non rappresentare le innovazioni che si stanno realizzando nel settore dei pannelli solari (che pur ci sono anche in Fiera, ma in maniera episodica) e non solo? E ancora: Cagliari ha un ruolo importante nelle nuove tecnologie dell’informazione, perchè non dedicarvi un settore? E perchè, in contemporanea e visto che il settore congressuale è uno di quelli su cui punta la gestione del sistema fieristico, non promuovere seminari e conferenze su alcuni problemi dell’economia locale? Sarebbe un’ulteriore occasione per coinvolgere gli imprenditori locali. Inoltre: in un momento in cui l’immigrazione è una risorsa e un elemento di dibattito perchè non affiancare agli intriganti stands etnici ulteriori elementi di estensione e coinvolgimento dei Paesi interessati?
Tra gli stands più riusciti va segnalato quello dell’Esercito, esempio di una struttura che formisce servizi e che ha impostato un rapporto interattivo coi visitatori (bella la mostra sulla Brigata Sassari). Interessante lo stand della Forestale (una strada da sviluppare). Mentre la mostra dei Comuni meriterebbe molto più spazio e momenti interattivi. Sempre notevole lo spazio degli artigiani di oggetti artistici con pregevoli esempi di utilizzo del sughero e delle pietre non preziose. Ma il tutto è stato poco valorizzato. Lo stesso discorso vale per i produttori di generi alimentari locali, ridotti a negozi in cui si vende al dettaglio, ma si promuove poco. La Campionaria, infine, è ancora - per lo più - una grande sagra. Ma oggi, come giustamente affermaato all’inaugurazione dal presidente Luigi Biggio, bisogna cambiare. E molto. La Fiera ha compiuto i sessant’anni e, se vuole vivere, deve conquistarsi una seconda giovinezza. La Sardegna è anche una fucina di idee: la Campionaria aiuti a mostrarle, altrimenti resterà un «non luogo» con sovrabbondanza di cose esposte, ma sempre alla rinfusa.