LO SFREGIO. Per anni il rudere è stato il regno di satanisti, tossicodipendenti e senzatetto Ex Marino, all'interno
uno scenario
da film dell'orrore
Sarebbe bello ammirare la Sella del diavolo dalla terrazza che offre un panorama mozzafiato. Ma è impossibile: la guardia giurata sta nel gabbiotto proprio per impedire il passaggio dall'unico varco disponibile per entrare all'ex ospedale Marino. Certo, l'addetto alla sicurezza deve controllare anche l'edificio attiguo, l'ex pronto soccorso: ci sarebbe giusto il tempo per dare un'occhiata all'ingresso e agli ambienti immediatamente circostanti. Ma perché andare incontro a conseguenze (magari di natura penale) e, soprattutto, mettere a rischio il posto di lavoro della guardia giurata?
L'esplorazione
Non ha senso anche per un'altra ragione: recentemente un piccolissimo gruppo di urbex (gli esploratori urbani) è riuscito a violare i divieti ed è entrato nella struttura. Gli esploratori si sono divisi in due gruppi: uno è entrato mentre l'altro, con i walkie-talkie, ha comunicato gli spostamenti della guardia giurata. E sono riusciti a esplorare il rudere di quello che è stato l'ospedale Marino.
Le condizioni
L'edificio è circondato da una recinzione; in alcuni punti c'è un ulteriore sbarramento sistemato dai Vigili del fuoco dopo una recente caduta di calcinacci. Superare la prima recinzione è facile: sono tanti i varchi che consentono un accesso (relativamente) semplice. Il problema si pone per entrare nella struttura vera e propria. Nella facciata che guarda verso il mare tutte le finestre del primo piano sono murate (e, qualche anno fa, qualcuno ne ha approfittato per usare i nuovi mattoni sui quali scrivere “A foras sa Nato de sa Sardigna”).
L'ingresso
L'unico ingresso, quello principale, è dalla parte opposta. Ma l'accesso non è semplice. Perché il gabbiotto della guardia giurata è proprio là davanti. E perché è anch'esso chiuso da una recinzione. Ma il problema si supera facilmente: l'unica finestra non murata è chiusa da sbarre ma qualcuno ne ha divelto una, lasciando così lo spazio per entrare.
I bagni
Un ambiente che è il biglietto da visita di quello che si troverà all'interno. Muri scrostati dalla salsedine e imbrattati dai writer che hanno voluto lasciare la loro tag (la firma dei grafittisti) per segnare il proprio passaggio. Inizia un viaggio che racconta le due vite dell'edificio, quella iniziale di ospedale e quella successiva di “ricovero” per chi cercava un po' di pace. Certo, durante la seconda fase, là dentro è accaduto di tutto: qualunque cosa avesse un minimo di valore è stata portata via. E quello che non poteva essere cannibalizzato è stato distrutto. La situazione dei bagni è emblematica: non ci sono più rubinetti mentre le vasche da bagno sono state danneggiate in più punti. Mentre resistono incredibilmente le mattonelle bianche, in tanti punti spuntano tubazioni divelte.
Lo scenario
I corridoi del primo piano sono bui, visto che le finestre sono murate. Uno scenario dal film dell'orrore, reso ancora più credibile dalla presenza di alcune sedie in fòrmica, tipiche degli anni '50 che, chissà come, si sono salvate. Al secondo piano, dove invece la luce entra senza ostacoli, si ha sempre la sensazione che qualche malintenzionato sbuchi da una stanza. Impossibile, ovviamente. Quelle camere hanno soltanto calcinacci, infissi distrutti e le immancabili scritte con la bomboletta spray.
L'utilizzo
Ormai da qualche anno l'ex Marino è inaccessibile. Ma conserva ancora i “ricordi” di quello che accadeva in passato: quelle croci rosse capovolte sui muri testimoniano il passaggio di pseudosatanisti. In uno dei bagni, invece, c'è una coperta: evidentemente, l'edificio dava alloggio a sbandati che cercavano un tetto sopra la testa. In realtà, dava alloggio a chi cercava un po' di privacy. Affacciandosi dalle portine arrugginite dell'ascensore si vede sul fondo l'inequivocabile campionario: scatole di preservativi, siringhe gettate dopo l'uso, innumerevoli bottiglie di birra.
La terrazza
L'unico punto non “vandalizzato” è forse anche quello più bello: la terrazza. Da lì si gode una vista incantevole, con scorci sulla Sella del diavolo e su Monte Urpinu. E purtroppo anche i piloni, ormai corrosi dalla salsedine, con l'anima in ferro sempre più visibile.
Marcello Cocco