PORTO CANALE.
Vertice alla Presidenza del Consiglio. Deiana: «Bloccati 94 milioni»
La Soprintendenza spegne le speranze Restano in vigore i vincoli paesaggistici sulla spiaggia che non esiste più
Porto canale, fumata nera. Si è conclusa con un secco no del Ministero dei Beni culturali la riunione che si è tenuta ieri a Roma per la riedizione dei vincoli paesaggistici che di fatto bloccano lo sviluppo dello scalo commerciale del capoluogo. All'incontro erano affidate le speranze di lavoratori e imprese in ansia per la decisione dell'unica concessionaria delle banchine (la Cict) di dare forfait, con il conseguente licenziamento di 210 dipendenti che da settembre finiranno nel baratro della disoccupazione. Con la cancellazione, o la modifica, si sarebbero potuti sbloccare finanziamenti milionari inutilizzati da tempo (che in alcuni casi l'Autorità di sistema portuale del Mare di Sardegna è stata costretta a restituire) necessari per la realizzazione di infrastrutture in grado di rendere lo scalo cagliaritano più “appetibile” alle grandi compagnie di navigazione. Invece no, i tempi per un'uscita dalla crisi si dilatano ulteriormente: ora la palla passa al Consiglio dei Ministri.
Il vertice
La riunione di ieri negli uffici romani della Presidenza del Consiglio dei Ministri, in via Della Mercede (alla quale hanno partecipato Authority, Cacip, Capitaneria, Demani e Soprintendenza) era stata anticipata da una lettera del sindaco Paolo Truzzu, sostanzialmente in linea con tutti i protagonisti di questa intricata vicenda, meno la Soprintendenza, che sin dal primo momento si era opposta all'abolizione dei vincoli. Al centro del contendere, le limitazioni paesaggistiche sulla spiaggia di Giorgino che ora non esiste più, cancellata da una parte del Porto canale. Il capo del Dipartimento per il coordinamento amministrativo Paola Paduano ha faticato non poco per tenere le redini di un confronto a tratti aspro. «Abbiamo registrato la totale chiusura della Sovrintendenza a rivedere la propria posizione», commenta amareggiato il presidente dell'Autorità portuale Massimo Deiana. «Un atteggiamento difficilmente comprensibile. La Presidenza del Consiglio dei Ministri ci ha chiesto di proporre soluzioni. Tutti abbiamo manifestato la nostra disponibilità, ma nessuna ipotesi di mediazione è arrivata dal Ministero dei Beni Culturali».
Il cortocircuito
Neanche la buona volontà del prefetto Bruno Corda è stata sufficiente. Il rappresentante del Governo, vista l'emergenza, aveva nominato come rappresentante degli Enti pubblici coinvolti il comandante della Capitaneria di Porto Giuseppe Minotauro che era riuscito a portare un parere favorevole a maggioranza, al quale si era opposta la Soprintendenza. Maura Picciau è tra l'incudine e il martello, ma non ci sta a fare il parafulmine di una situazione spinosa. «Non siamo i signori del no », afferma dopo l'incontro nella Capitale. «Siamo un organo tecnico e abbiamo procedure formalizzate», spiega in perfetto burocratese . «Le nostre capacità mediative sono praticamente nulle. Attribuirci posizioni di altra natura è ingiusto e interpreta potestà che non abbiamo». Ma allora perché vi opponete alla cancellazione degli obblighi paesaggistici su una spiaggia che non esiste più e non date il nulla osta a un provvedimento ora per allora (retroattivo)? «Oggi il quadro normativo è più rigido, i vincoli sono cinque e restano in vigore per evitare speculazioni». Tesi ardita, come se ci fossero ipotesi di vantaggi illeciti tra amministrazioni pubbliche. Un cortocircuito? «Per due volte hanno chiesto la cancellazione e per due volte la risposta è stata negativa». Che succederà adesso? «C'è la volontà di trovare un'intesa, ma il porto deve essere a norma dal punto di vista normativo e giuridico, e ora non lo è».
I progetti bloccati
Il 31 maggio durante una conferenza di servizi Deiana aveva adottato la “riedizione dei vincoli paesaggistici”. Sarebbe stata la svolta epocale per lo scalo commerciale. «Abbiamo a disposizione 94 milioni di euro per la realizzazione delle infrastrutture negli avamporti a est e a ovest», afferma l'Authority. «C'è un progetto da 60 milioni di euro per costruire i denti per le navi roro (i traghetti con i portelloni per il carico di camion e auto), e un contributo di 34 milioni per il distretto della cantieristica».
Soldi al palo, in attesa della soluzione che poteva essere trovata in casa e che invece è finita nelle sabbie mobili romane.
Andrea Artizzu