Arrivati a Cagliari da tutta l'Isola Sardegna Pride:, la battaglia politica diventa una festa
Oltre 30mila in piazza per i diritti Lgbt La madrina Murgia: «Uniti saremo imbattibili»
«Non credete a chi dice che abbiamo ottenuto tutto, non esistono diritti acquisiti, esistono soltanto diritti che siamo in grado di difendere». Michela Murgia nella veste di madrina dell'evento anima il popolo del Sardegna Pride. Un discorso politico per gli oltre trentamila (c'è chi dice almeno trentacinquemila) che ieri si sono ritrovati a Cagliari per l'ottava edizione dell'appuntamento in difesa dei diritti Lgbtqi e contro ogni discriminazione.
Parole dal palco
Continua Murgia: «Dobbiamo essere uniti perché nessuno può battere un popolo unito, allegro e combattivo. Fortza Paris». La politica prima della festa anche nelle parole di Simone Carta, assessore alla Programmazione di Assemini: «È assurdo che il nostro sia l'unico Comune nell'Isola ad aver dato il patrocinio, a parte Cagliari che lo dà solo perché si tiene in città. Se tutti lo facessero avremmo una Sardegna arcobaleno tutto l'anno». In effetti le assenze sono tante. A rappresentare la politica cittadina sono i consiglieri comunali vestiti di rosso o con maglie che ricordano i moti di Stonewall, quando a New York tutto ebbe inizio. Davanti al carro dell'Arc qualcuno si commuove alle parole di Federica, adolescente figlia di due mamme e un papà. Applausi anche per il presidente di Unica Lgbt, Lorenzo Caddeo: «Difendete il vostro io, nocciolo di ogni libertà, perché la libertà, ancor prima che un diritto, è un nostro dovere». Ogni associazione ha in questo corteo un pezzetto che la rappresenta: ci sono gli attivisti dell'Arc, quelli del Mos di Sassari, le mamme e i papà dell'associazione Agedo, genitori e figli delle Famiglie arcobaleno, gli studenti di Unica, i rappresentanti dell'ufficio Nuovi Diritti della Cgil e i ragazzi di Gaynet Olbia. Il tema dell'anno è la comunicazione e - a cinquant'anni dall'inizio delle rivendicazioni della comunità omosessuale in America - la voglia di far arrivare a tutti le proprie ragioni passa anche dalle mani di Maria Paola Casula che arrampicata su una sedia traduce nel linguaggio dei segni le parole dette al microfono per chi non li può sentire.
Inseguendo l'arcobaleno
Al grido di “Buon Pride” la macchina dei trentamila può mettersi in moto: per trovarla basta seguire l'arcobaleno, simbolo dell'orgoglio gay, che da piazza Michelangelo porterà fino a largo Carlo Felice. Alle 18,30 il serpentone prende vita. Tra i cinque carri un popolo che si muove, pasticcia le parole di Gloria Gaynor che canta “I will survive” e balla tra i tanti che si fanno trovare lungo il percorso. Ognuno partecipa come può: la panettiera di via Paoli con un mucchietto di coriandoli da lanciare, l'anziano che sorride da una finestra affacciata su piazza Garibaldi e la bimba in spalla al papà che agita le codine saluta festosa il passaggio in via Sonnino.
Cinquant'anni in musica
La colonna sonora è divisa per blocchi: in testa al corteo si canta Lady Gaga, in fondo c'è chi balla con i Village people. Impossibile abbracciare il corteo in un colpo solo. Alle 19,10 quando il primo carro era in piazza San Benedetto, l'ultimo iniziava la sua marcia. Nel mezzo centinaia di volontari, protezione civile e forze dell'ordine che hanno garantito la sicurezza di tutti. Poco prima delle nove il corteo ha raggiunto il Largo, ma è solo la prima tappa di una festa che è andata avanti fino a tardi. Al Lido in serata era attesa Viola Valentino, a chiudere una giornata in cui la politica si è fatta strada inseguendo la musica.
Mariella Careddu