Se per strada la situazione è difficile, nelle isole ecologiche è anche peggio. «Minacce e insulti sono all'ordine del giorno», dicono in coro gli operatori che presiedono le tre postazioni a disposizione dei cittadini: in via Puglia, via Pisano e nel parcheggio Cuore (vicino al vecchio stadio Sant'Elia). In teoria servirebbero per andare incontro agli utenti offrendo un servizio aggiuntivo, nella pratica finiscono per mostrare i limiti di un sistema che fa acqua da tutte le parti. Sino a situazioni paradossali, perché a seconda dell'ora di arrivo diverse persone sono costrette ad andare via e a riportarsi i rifiuti a casa.
Sotto attacco
«Una vergogna», sbotta un signore di mezza età arrivato nell'area all'angolo tra via Pisano e via Newton con una bustina di plastica. È il commento più gentile che si può sentire trascorrendo un'oretta insieme ai due operatori del turno mattutino. «Il problema è che gli utenti non fanno il loro dovere a casa. Portano tutto qui, soprattutto umido e carta, col risultato che i contenitori a mezza mattina sono già pieni, così ci è impossibile ritirare altro e dobbiamo invitare chi arriva dopo ad andarsene», racconta Gino Cara che insieme al collega Ivano Sarritzu divide il piccolo prefabbricato (dotato di aria condizionata) e l'ombrellone sistemato sopra un tavolino. «Stiamo sei ore sotto il sole e in più dobbiamo difenderci dai continui attacchi di chi scambia questo posto per un ecocentro e pretende di lasciare qualsiasi cosa», sottolinea Sarritzu. «Ci sono persone che vengono ogni giorno, anche per buttare un semplice bastone della scopa».
Regole e polemiche
La procedura è semplice e identica in tutte le isole: il servizio è attivo dalle 8 alle 20, con orario continuato. Ma la fila si forma prima ancora: tre quarti d'ora dopo le sette, nello spazio dietro viale Marconi, ci sono già tre utenti in attesa. Inizia così la giornata di chi oltre i rifiuti raccoglie polemiche e proteste. «Noi siamo sempre qui, ci mettiamo la faccia, e alla fine siamo diventati il bersaglio del malumore dei cittadini», confessa Cara con tono a metà tra il rassegnato e l'indignato. «Le proteste sono incessanti: c'è chi dice che i mastelli non vengono svuotati regolarmente, altri rimpiangono i vecchi cassonetti e ci prendono a parolacce. Insomma, ogni scusa è buona per portare tutto qui, senza contare lo spreco di tempo e di benzina», sottolinea. «Le garantisco che non è facile mantenere la calma quando qualcuno arriva persino a urlarti che se potesse ti squaglierebbe. Ma c'è chi ha detto persino di peggio: siamo quotidianamente sotto attacco».
Malumore condiviso
«Il problema non è il porta a porta, ma l'assurda organizzazione di queste isole ecologiche», protesta Franco Mulas, partito da Is Corrias con un sacchetto contenente plastica. «Faccio la cortesia di portarlo sino a qui e mi sento rispondere che non può essere preso perché il contenitore è pieno. Mi dica lei se è una situazione accettabile. È allucinante davvero», commenta mentre si accinge a risalire sulla sua utilitaria. Dietro ci sono altre due vetture in coda, ma la media è di circa trecento avventori ogni giorno. Che arrivano anche a cinquecento, nello spazio accanto al cimitero di San Michele, dove il clima è identico. «Cagliari è grande, tre isole non sono sufficienti», ammettono gli addetti al ritiro. «Abbiamo due soli cassonetti per la plastica e uno per gli inerti, è ovvio che non bastano. Il risultato è che, arrivati a un certo punto, non possiamo fare altro che consigliare ai cittadini di tornare». E qualcuno lo fa anche, seppur sbuffando, «altri ci insultano e abbandonano i rifiuti per strada».
Sara Marci
L'operatore: «Nei cestini buttano di tutto»
«La città non è mai stata così sporca»: è la sintesi impietosa di chi le mani nell'immondezza le mette per lavoro. «Faccio l'operatore ecologico dal 1995 ma uno stato di degrado come quello attuale non l'ho mai visto», commenta Riccardo Rais, addetto alla zona di San Benedetto, dove il porta a porta è partito per ultimo. «Mi occupo dei cestini di ghisa attorno al mercato, in via Cocco Ortu ciò che trovo è incredibile, persino dieci sacche di urina di qualche malato», racconta. «Passi l'immondezza, ma arrivare a tanto mi sembra assurdo», dice mostrando le foto che testimoniano il fatto. «Secondo me in certe zone, soprattutto in centro, avrebbero dovuto lasciare ancora per un po' i cassonetti», osserva. «Credo che la rivoluzione sia stata troppo rapida e fosse necessario più tempo per abituare la gente al cambiamento, perché ora come ora è palese che il sistema non funzioni come dovrebbe». E a peggiorare le cose si aggiunge il ritiro a singhiozzo: nella tarda mattinata di ieri a Fonsarda i mastelli erano esattamente come lasciati la sera prima, stessa scena a Castello, dove martedì gli operatori non si sono visti. Capirne le cause è impossibile: contattando il numero verde per tre ore di seguito, l'unica risposta che si ottiene è il messaggio del nastro registrato. (sa. ma.)