Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Spiaggia e fondali senza rifiuti

Fonte: L'Unione Sarda
1 luglio 2019


Hanno acchiappato un po' di tutto, compresi i minuscoli pezzetti di plastica affioranti dalla sabbia o celati tra i ciuffi della posidonia oceanica. E poi hanno raccolto lo scempio finito sott'acqua, davanti alla spiaggia del Poetto, a due passi dalle scogliere della Sella del Diavolo: decine e decine di bottiglie di pvc, piatti, posate, contenitori, buste, cotton fioc. Una “montagna” di spazzatura sottratta al mare dai duecento volontari che ieri, dalle otto del mattino a mezzogiorno, hanno raccolto l'appello lanciato dalla Fondazione Medsea, partner sardo di Parley for de Ocean e Corona, partecipando in massa a Protect Paradise, campagna ecologista che mette al centro la tutela del territorio partendo da piccoli gesti quotidiani. Che poi così piccoli non sono vista la quantità di rifiuti raccolti in circa quattro ore dai volontari impegnati sulla spiaggia della Prima fermata e sulle canoe in cerca di spazzatura galleggiante.
Nel blu
Ad andare a scovarli sott'acqua sono stati invece i tanti sub apneisti e i sommozzatori di diversi diving, arrivati addirittura da Villasimius, come nel caso di Air sub, che ha scelto di battere i fondali delle dighe foranee sotto la Sella. «Il nostro obiettivo - racconta Alessio Satta, presidente della Fondazione Medsea - era quello di riuscire a pulire circa 250mila metri quadri di spiaggia. È stato fatto molto di più grazie alla straordinaria partecipazione dei volontari e di tantissimi sub. Una grossa mano l'hanno data il Windsurfing club, che ha ospitato il laboratorio “Mare d'amare” per i bambini, e quindi i baretti del Poetto che insieme a Nemo sub sono stati i nostri partner in questa iniziativa».
Il via
Alle nove in punto, armati di guanti, sacchi e pettorine blu, gli spazzini-volontari hanno invaso l'arenile della Prima fermata preso d'assalto già dalle prime ore del mattino da migliaia di bagnanti. Un'invasione discreta che ha incuriosito adulti e bambini, molti dei quali hanno in qualche modo partecipato raccogliendo qualche cicca o qualche pezzo di plastica finito sulla battigia e nel retro spiaggia. «Noi abbiamo già fatto la nostra parte», ha detto ai volontari una signora che col marito ha appeso una busta celeste all'ombrellone con dentro «l'immondezza raccolta appena arrivati in spiaggia».
Marcella ha quattro anni e un cappellino rosa per proteggersi dal sole infuocato. «Tieni», dice mentre insegue una volontaria per porgerle una bustina di plastica trasparente che galleggiava in riva.
I risultati
Intanto a Marina Piccola arrivano i primi sacchi gonfi di immondezza. Sono ormai le undici e qualche barca inizia a rientrare. Spezzoni di reti da pesca, nasse rovinate dal tanto tempo trascorso in acqua, cassette di polistirolo abbandonate alla corrente. E ancora vecchie funi. L' orrore che il mare custodisce e nasconde riemerge verso mezzogiorno, quando un gruppo di sub, organizzato con gommone e tender, attracca in banchina. Il natante più piccolo è una cassonetto di spazzatura a cielo aperto. Colmo di plastica, cime, attrezzi da pesca strappati chissà quando, chissà dove, da mareggiate violente e mai più recuperati. Un attimo dopo tocca all'imbarcazione dei sommozzatori di Air sub scaricare sul molo il bottino di una giornata di ramazza subacquea. «Tanta, davvero tanta porcheria, lì sotto», sbotta Stefano Corrias, fotosub di talento e biologo. Giorgia Sicbaldi, istruttrice subacquea e titolare di Air sub, conferma: «Almeno abbiamo raccolto un po' di spazzatura».
Spetterà a De Vizia, poco più tardi, liberare la banchina di Marina Piccola dal “mostro”. Inclusa la parte racimolata a Calamosca dai volontari di Sardegna Sottosopra.
Andrea Piras