Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Cittadini non informati e trattati come cavie»

Fonte: L'Unione Sarda
24 giugno 2019


«Non si fa una sperimentazione così ampia sulla testa dei cittadini, senza informarli, senza spiegare loro se ci sono ricadute sulla loro salute».
Claudia Zuncheddu, ex consigliera regionale, è in prima linea, con l'Isde, l'associazione italiana medici per l'ambiente, contro il 5G.
«I danni ci sono e sono documentati da studi autorevoli, ma anche se ci fosse un solo dubbio sui pericoli delle frequenze del 5G bisognerebbe fermare i test e fugarlo. Non si usano i cittadini come cavie».
Zuncheddu cita uno studio sull'impatto dell'esposizione umana ai livelli di radiazioni a radiofrequenza prodotti da ripetitori e trasmettitori per la telefonia mobile (3G e 4G) effettuato dall'Istituto Ramazzini di Bologna, attraverso il Centro di ricerca sul cancro “Cesare Maltoni” pubblicato lo scorso anno. La ricerca su oltre 2400 ratti ha evidenziato l'aumento di tumori rari del cervello e delle cellule nervose del cuore.
«Ma a conclusioni simili sono arrivati anche fisici e ingegneri», spiega l'ex consigliera che si dice «soddisfatta» della presa di posizione dei tre sindaci di Pompu, Noragugume e Sergariu contro la sperimentazione. «È uno degli effetti alla nostra costante opera di sensibilizzazione. Non ci fermeremo». (f. ma.)

 

«Danni alle persone? Non c'è alcuno studio che possa dimostrarlo»


«Il 5G dannoso? Lo escludo, occorrono dieci anni per una sperimentazione affidabile e nessuno l'ha fatta. E non mi risulta che sia stata realizzato alcuno studio serio nemmeno per le tecnologie precedenti».
Maurizio Murroni, 46 anni, professore associato di Telecomunicazioni al Dipartimento di ingegneria elettrica ed elettronica dell'università di Cagliari, è un docente autorevole che gira il mondo per tenere conferenze anche per conto del comitato strategico dell'Ieee broadcast technology society, composto da cinque rappresentanti dell'industria e da un unico universitario (lui) in rappresentanza di tutto il mondo accademico internazionale che progetta la tv del futuro.
Laurea con lode nel capoluogo, anni da visiting researcher all'università del Surrey, poi alla New York University, in Romania e in Spagna, autore di oltre 70 pubblicazioni, conosce bene la tecnologia che inizia a imporsi in Italia e che dovrebbe entrare a regime l'anno prossimo.
Che cosa cambia rispetto al 4G?
«C'è una premessa da fare: per la prima volta si parla di un sistema pensato e progettato avendo chiari gli scenari applicativi»
Torniamo alle differenze rispetto al sistema attuale.
«In questa fase di sperimentazione si parte da qualcosa molto simile al 4G con frequenze che non superano i 3,5 gigahertz ma col vantaggio di avere velocità molto maggiori. Ma il 5G è pensato per dare servizi a larga banda, per la diffusione di contenuti multimediali, di realtà virtuale aumentata e altro».
Faccia qualche esempio di ciò che si potrà fare col 5G.
«Siccome una delle caratteristiche è la bassissima latenza, consentirà, ad esempio, di lanciare definitivamente i veicoli a guida autonoma, migliorerà la sicurezza stradale ma consentirà anche, ad esempio, a un chirurgo di Chicago di operare un paziente sardo direttamente dal suo ospedale negli Usa».
Per fare queste cose, però, serve una banda da 26 gigahertz, che è quella che preoccupa i medici per l'ambiente.
«Io sarei tranquillo. Ai medici che sostengono che l'esposizione a queste frequenze puo generare tumori chiedo di dire a che potenza di esposizione sostenete che sia dannosa? Lo chiedo perché il 5G punta a una struttura di celle capillare quindi ha valori di potenza molto piu bassi rispetto agli standard attuali e, di conseguenza, c'è una riduzione dell'esposizione».
Ma se non c'è uno studio come fa a esserne certo?
«Le garantisco che la potenza di un wi-fi che abbiamo tutti a casa o in ufficio è superiore a qualsiasi cellulare e lo può verificare chiunque con una app scaricabile sullo smartphone»
Dunque Cagliari ha fatto bene ad accettare la sperimentazione del 5G?
«Sì. Noi abbiamo già tecnologie avanzate che non ci sono in altre parti del mondo. Penso al sistema di controllo del traffico del Ctm che attraverso la app consente di avere continue informazioni. Un sistema tra i più avanzati al mondo, che non hanno né a Londra né a Parigi. Col 5G possiamo migliorare questo e altri tipi di tecnologie»
Il 5G pone un enorme problema di privacy.
«Invece è il sistema che ha gli standard di sicurezza più avanzati anche grazie a tecnologie in grande espansione come il blockchain. Il principio è che molti onesti controllano meglio i pochi disonesti».
Fabio Manca