Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

A pesca di lattine, buste e copertoni Nel mare discariche di plastica, alluminio e metalli: Sos nell

Fonte: L'Unione Sarda
17 giugno 2019

IL CASO. Ricercatori dell'Università a bordo dei pescherecci per uno studio internazionale sui rifiuti buttati in acqua

A pesca di lattine, buste e copertoni Nel mare discariche di plastica, alluminio e metalli: Sos nella parte sud-occidentale del Golfo

Non spariscono. Finiscono sott'acqua, laggiù a cento, quattrocento, anche mille metri di profondità. Per poi risalire, dagli abissi, dentro il sacco della rete di una strascicante, confusi tra merluzzi, calamari, razze, triglie, gamberi. Una montagna di rifiuti insieme a pesci, crostacei e molluschi sempre più rari, ospiti di un mare sempre più povero. Il cinquanta per cento di quel cumulo di spazzatura subacquea è plastica: buste, bottiglie, cassette, contenitori, tubi. Ma ci sono anche reti da pesca strappate tra le rocce del fondale e mai issate a bordo. Insieme a migliaia di nasse, palamiti, lenze. Perse dai pescatori, ripescate dopo giorni, dopo anni. Dalle profondità del Golfo di Cagliari, nel resto dell'Isola.
La ricerca
«In Sardegna la componente più rilevante è risultata proprio la plastica, seguita da tessuti-fibre con una percentuale del diciotto per cento e dal metallo per il quattordici per cento. Il restante diciassette è rappresentato da vetro e oggetti che ricadono nella categoria», spiega Cristina Follesa, docente del Dipartimento di Scienze della vita e dell'Ambiente e responsabile del progetto europeo “Mediterranean trawl survery”. «Rispetto al resto d'Italia e d'Europa, l'Isola presenta quantitativi di rifiuti decisamente inferiori. Una zona di particolare accumulo è quella del versante sud occidentale». Un vasto tratto di mare antistante i grossi poli industriali e attraversato annualmente da migliaia di grosse navi tra petroliere, gasiere, chimichiere.
A bordo
Anche in questi giorni i ricercatori del Dipartimento universitario sono presenti a bordo di grossi pescherecci per studiare l'attività di pesca ma anche per raccogliere informazioni sui rifiuti catturati dalle strascicanti. Nel “bottino” di ogni cala i rifiuti solidi occupano uno spazio rilevante. Nessuna sorpresa, per i pescatori costretti a selezionare le diverse specie ittiche e scartare stivali, scarpe, pneumatici, barattoli, anche materassi, cotton fioc, pannolini e una quantità di immondezze da far ipotizzare che laggiù, negli abissi, di discariche ce ne debbano essere parecchie.
Le difficoltà
Sono rifiuti speciali quelli che i pescherecci riportano in superficie giornalmente. Anche per questo smaltirli non è semplice. Neppure riciclarli. Anche per questo il Flag Sardegna (associazione per lo sviluppo del settore ittico) ha predisposto un progetto per la realizzazione di un sistema organico di strutture per accogliere i rifiuti imprigionati negli attrezzi da pesca così da contribuire alla riduzione delle spazzature scaraventate in mare. «Bisogna puntare sul riciclaggio più che sul costoso smaltimento», spiega Renato Murgia, responsabile del FlagS. «Proprio perché quelli recuperati dai fondali sono rifiuti speciali, bisogna creare le condizioni, a terra, per eliminarli. In città stiamo pensando a un'isola ecologica Sa Pedixedda, ma il vero progetto sarà quello di far coincidere l'arrivo in porto dei pescherecci con il ritiro dei rifiuti da parte di imprese autorizzate». Tutto ciò per evitare che i pescatori ributtino in mare ciò che accidentalmente hanno raccolto.
Andrea Piras