Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Alloggi, la guerra dell'ex assessore

Fonte: L'Unione Sarda
20 agosto 2009

Sostituito, Gianni Chessa fonda un comitato di quartiere: «Pronto a tornare al Comune»

«Floris parlò della fine dei ghetti, ma ora fanno il contrario»

«Molti ragazzi fanno figli e mettono su famiglia a 18 anni, senza lavoro, e poi pretendono una casa popolare. Se non la ottengono, la occupano».
Gianni Chessa, macchina elettorale di 48 anni, è il paradosso della politica all'ombra della Sella del Diavolo: consigliere più votato alle comunali del 2006, su richiesta del sindaco («Sono stato costretto a dimettermi») ha lasciato dopo un anno e mezzo di lavoro la (pesante) delega al Patrimonio. Tradotto: case popolari e controllo degli immobili del Municipio. Sulla poltrona di assessore è salito a suon di voti: 1.160 preferenze marchiate Udc, coccolate e raccolte a piene mani dal bacino sconfinato della Cagliari che non conta. Ora, dopo un anno e mezzo di esilio dalla politica attiva - che dice di non aver mai abbandonato completamente - Chessa va alla guerra: «Il sindaco mi ha deluso e tradito: non solo mi ha sostituito nonostante avessi tutto quel consenso, ma ha sbagliato tutte le mosse successive». La chiave per ritornare in via Roma arriva dal basso: da due mesi è alla guida del comitato di quartiere che riunisce i rioni di Is Mirrionis e San Michele.
«NO AI GHETTI» Basato, neanche a dirlo, sull'argomento delle case popolari: «Ci sono stati tanti errori nell'ultimo periodo: uno dei più importanti è la trasformazione della scuola di via Flumentepido in alloggi comunali. Ci sono voluti 60 anni per rimettere a posto Is Mirrionis, ora si vuole riempire un edificio, che dovrebbe essere dedicato ai servizi per il quartiere, con famiglie dal reddito basso, creando un ghetto nel ghetto, esattamente ciò che Floris aveva annunciato di voler evitare. È una pazzia: sarebbe stato meglio aprire un ufficio postale o un centro per anziani». Gli appartamenti andrebbero ricavati nelle altre zone della città: «Penso a via Donizetti, dove c'è un'altra scuola. O alla palestra Arborea in vico Tuveri: nessuno però vuole case popolari vicine e i poveri rimangono con i poveri».
CATTIVA EDUCAZIONE da assessore si vanta di aver raggiunto due risultati: «Ho bloccato le svendite dei beni comunali e risolto il problema delle occupazioni». Con la tolleranza zero: task force per sfrattare gli abusivi e guardie giurate all'ingresso delle strutture comunali. Per lui è una questione di cattiva educazione: «Molti ragazzi fanno figli e mettono su famiglia a 18 anni, senza lavoro, e poi pretendono una casa popolare. Se non la ottengono, la occupano».
GLI ERRORI DI AREA Gli sfratti di abusivi e morosi dai palazzi dell'Area a Sant'Elia? «Sono un atto dovuto. Ma la gente va mandata via immediatamente, non dopo anni. Sono favorevole a una sanatoria, anche se sono contrario all'assistenzialismo totale: molti di quelli che non pagano affitti ridicoli, anche di dieci euro, poi li vedi girare con macchinoni e con due telefonini in mano. La politica delle case popolari deve essere rivista: gli alloggi vanno assegnati e devono essere riscattabili dal primo giorno. Magari si finiscono di pagare dopo trent'anni, ma almeno si dà la possibilità alla gente di avere una casa di proprietà. E in questo modo il Comune risparmierebbe quei 2 o 3 milioni di euro che spende ogni anno per la manutenzione».
FUORI PER UN RICATTO Definisce «fallimentare» la politica della Giunta («Non ci sono posti di lavoro, se non interinali o part time») e, da assessore defenestrato, racconta: «Il sindaco mi ha sostituito perché ha assecondato un ricatto dei miei colleghi di partito. Il risultato è che ora l'Udc ha in via Roma tre consiglieri non eletti dai cittadini: sono tutti entrati dopo le dimissioni mie, di Paolo Carta e Luciano Collu».
«LE TELEFONATE» Con la guida del comitato torna in un sistema che non ha mai abbandonato: «Non ho smesso di fare il politico a tempo pieno: in questi mesi ho sempre risposto al telefono per aiutare e consigliare gli amici. Conosco gli uffici comunali e chi ci lavora. E quindi ne approfitto per dare una mano a chi mi ha votato»
MICHELE RUFFI

20/08/2009