«Vite sprecate, amori sprecati, terra di sangue e di tradimenti, la mia. Terra amata e odiata, che ti accarezza col vento di maestrale e ti uccide col gelo invernale». “La vedova scalza”, da Salvatore Niffoi, stasera ritorna in scena nello spettacolo della compagnia Theandric Teatro Nonviolento, diretta da Maria Virginia Siriu. Ultima tappa di una lunga tournée in tutta l'Isola iniziata lo scorso marzo e che si concluderà stasera al Teatro Massimo di Cagliari alle 21.
L'amore sfortunato di due ribelli, Mintonia e Micheleddu, insofferenti alle regole e alle imposizioni di una società che deve fare i conti con la tradizione e il fascismo. Teatro della storia, la Barbagia degli anni '30 e i paesi di Laranei e Taculè. Lei rifiuta il destino assegnato alle donne relegate a pregare, procreare e lavorare nei campi. Figlia di povera gente, impara a leggere e scrivere con l'aiuto del maestro Ramiro e grazie ai libri che gli presta tziu Imbece. Legge Grazia Deledda e Lev Tolstoj e di rassegnarsi ad una vita senza speranza non ne vuole sapere. Ostinata e determinata, come quando decide contro il volere di tutti di sposare il ragazzo di cui si è innamorata. Lui, Micheleddu non è da meno. Una riottosa testa calda che non ha nessuna intenzione di sottomettersi al potere, tanto meno a quello fascista. Ma questa resistenza lo costringerà solo pochi mesi dopo il matrimonio alla latitanza, perché accusato ingiustamente dell'uccisione del podestà. Micheleddu alla fine sarà ucciso con estrema crudeltà: «Me lo portarono a casa un mattino di giugno, spoiolato e smembrato a colpi di scure come un maiale... Lo stesi sul tavolo di granito del cortile, quello che usavamo per le feste grandi, e lo lavai col getto della pompa... Ptù, maledetti siano quelli che gli hanno squarciato il petto per strappargli il cuore con le mani e prenderlo a calci come una palla di stracci!».
«I temi dell'amore, della morte, della vendetta e il coro di voci paesane che abitano il romanzo di Niffoi sono quelli della tragedia classica», spiega la regista Maria Virginia Siriu. «Il linguaggio che abbiamo scelto di utilizzare per la messa in scena è essenziale e utilizza i segni della contemporaneità e dell'identità». Sul palco, Carla Orrù, Fabrizio Congia, Marco Secchi e Andrea Vargiu. I costumi sono stati realizzati da Marilena Pitturru e Salvatore Aresu. Le musiche sono dei nuoresi Menhir.
Cinzia Isola