Per chi studia al Conservatorio di Cagliari Pierluigi da Palestrina, le cui aule si affacciano sul Teatro Lirico, è impossibile non desiderare di esibirsi un giorno su quel palco, o di ascoltare le proprie composizioni eseguite da un'orchestra. Un sogno che l'oristanese Gabriele Cosmi realizzerà oggi e domani con “Edipo ha lasciato Tebe”, affidata all'Orchestra del Lirico diretta da Gérard Korsten, e al Coro guidato da Donato Silvio. Commissionata dal teatro di via Sant'Alenixedda e presentata in prima assoluta, la composizione chiuderà la prima parte dei concerti in programma questa sera alle 20.30 e domani alle 19, aperti dalla Sinfonia n.4 in la maggiore “Italiana” op. 90 di Mendelssohn. Nella seconda, si ascolterà la Sinfonia n. 5 in mi bemolle maggiore op.82 di Sibelius, e il Salmo 149 per coro e orchestra op.79 di Dvorak.
«Durante uno degli ultimi esami in Conservatorio ricordo una clausura di contrappunto proprio in un'aula che dava sul Lirico e in mezzo alla fatica pensai “chissà se riuscirò mai a portare una mia composizione su quel palco”. Un'idea che a quel tempo immaginavo impossibile, e che adesso diventa realtà», ci racconta il compositore oristanese, classe 1988, i cui lavori hanno trovato esecuzione a Milano, Roma, Venezia, Torino, ma anche a Los Angeles, Berlino, Ginevra, Lisbona, Bruxelles.
Cosa deve aspettarsi il pubblico del teatro cagliaritano?
«Il pubblico ascolterà una musica spero accessibile, e non il risultato di un'avanguardia come spesso si sente quando ci si accosta alla musica classica contemporanea. Una musica evocativa che richiama il tema dell'antichità, modale, con canti che ricalcano quasi una sorta di falso folclore primordiale».
Si è ispirato alla musica vocale e al mito…
«Da qualche anno sto lavorando contemporaneamente su entrambi i campi. Il primo pezzo l'ho scritto lo scorso anno per il Teatro La Fenice dal titolo “Io non sono Medea”. Ho abbracciato figure mitologiche che per un motivo o per l'altro vengono ricordate solo per alcuni aspetti caratteristici. Quando pensiamo a Medea, pensiamo solo a colei che ha ucciso i propri figli, ma a mio avviso è una figura che va indagata più a fondo. E lo stesso dicasi per Edipo. Il complesso di Edipo ha oscurato tutta la sua reale vicenda».
La diffidenza da parte del pubblico nei confronti della musica classica di oggi continua a rimanere.
«Il pubblico naturalmente continua a privilegiare quella del passato remoto, però mi sembra che pian piano le cose stiano un po' cambiando. La classica contemporanea incontra la stessa difficoltà di quella antica. La musica barocca, ad esempio, viene eseguita poco, o in maniera insufficiente rispetto a quanto meriterebbe. Nelle sale da concerto prevale il tardo Settecento e tutto l'Ottocento. La musica scritta nei primi del Novecento ha rappresentato un grande laboratorio di idee, ma il più delle volte è risultata ostica all'ascolto. Oggi, secondo me, la sfida è quella di riappropriarsi di certi spazi. La musica deve comunicare, avvicinare, arrivare a chi ascolta».
Carlo Argiolas