Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Gli angoli dimenticati della città

Fonte: L'Unione Sarda
24 aprile 2019

QUARTIERI. Terre di nessuno dove l'erba è alta e i residenti chiedono più decoro

 

Piazze, strade e aree degradate tra i palazzi dei rioni popolari 

 

 

Macchie nere, così le chiamano. Sono le ombre della città del sole: piazzette, strade, aree abbandonate da cui i residenti vorrebbero cancellare con un colpo di spugna le brutture per restituire loro luce e dignità. Angoli dimenticati. Spuntano di tanto in tanto, a macchia di leopardo, spesso incorniciate da cumuli di rifiuti che il porta a porta non ha smaltito.
Il parco giochi
Piazza Bernardo Demuro, cuore del rione popolare di Sant'Elia. La bimba che vola sull'altalena di un parco giochi non bello guarda per un istante verso l'alto: si impossessa del cielo azzurro che sovrasta il grigio dei palazzoni Del Favero. La piazzetta è un angolo di borgata simile alle confinanti piazze Falchi e Silesu. Il rione vorrebbe trasformarlo in un «punto bello». Il sogno di un'altra Sant'Elia ancora rinchiuso in un cassetto.
Come, a Is Mirrionis, la speranza di Rosina Anedda, che spinge un carrello della spesa sul marciapiede della piazza senza nome, all'angolo tra via Monte Acuto e via Val Venosta: un'area coperta d'erba incolta e qualche rifiuto ingombrante di troppo. «Una panchina, un po' di attenzione: solo questo chiediamo. Questo è un rione di vecchi, e i vecchi vogliono potersi sedere a chiacchierare tra loro e riscaldarsi al sole, non stare sempre in casa», racconta la donna. «Dicono che questo spiazzo abbandonato non sia del Comune. E intanto nessuno fa nulla».
Sterrati polverosi
Piccole agorà nascoste tra i palazzi. Strade sterrate da dove la polvere vola sin dentro le case, quando non è la pioggia a renderle un pantano. Via Mandrolisai, via della Sila, via delle Langhe. «Via Aspromonte è la più fortunata»: scherza una residente di questo spicchio di quartiere racchiuso tra via Aldo Marongiu e via Cornalias. «Dopo sessant'anni hanno deciso di sistemare la strada. Quando toccherà a noi sarà un giorno di festa. Ma devono fare in fretta: l'età di molti di noi residenti avanza».
Come lassù, sulla collina di Tuvumannu, dove resiste un piccolo borgo di vecchie case più o meno sparse. Qui il tempo si è fermato. Come l'asfalto che in via Tuvumannu (ingresso lungo la salita di via Is Mirrionis che porta in piazza d'Armi) ricopre lo sterrato per poche decine di metri, lasciando libero il resto: uno stradello di campagna che in città sembra finito per errore, fatto di fossi e troppo spesso rigagnoli.
Le aiuole
Qualcosa di simile si vede in via Codroipo, nei giardini di questa strada senza uscita affacciata sulle tombe puniche di Tuvixeddu: le aiuole non conoscono l'erba, l'asfalto è sollevato dalle radici dei pini e il marciapiede dimostra i troppi anni senza manutenzione, né ordinaria né straordinaria. Gli abitanti, più volte, hanno sollecitato il Comune: chiedono interventi per le loro case, la strada, le erbacce che crescono a dismisura oltre la recinzione al confine con la necropoli e che in estate diventano focolaio di zecche, topi, e carburante per gli incendi.
Erba curata e maggior decoro sono anche le richieste dei residenti dei palazzi intorno a piazza Medaglia miracolosa, a San Michele, e i frequentatori del parco rionale tra via Trincea dei Razzi, via Monte Sabotino e via Redipuglia.
Andrea Piras