Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Rifiuti, San Benedetto nel caos I mastelli condominiali non bastano: file di piccoli bidoni sui marc

Fonte: L'Unione Sarda
15 aprile 2019

PORTA A PORTA.

Nel corso Vittorio Emanuele stracolmi i cassonetti superstiti

Rifiuti, San Benedetto nel caos I mastelli condominiali non bastano: file di piccoli bidoni sui marciapiedi

Come era prevedibile l'avvio della raccolta porta a porta a San Benedetto e Stampace basso - ennesimo step della rivoluzione dei rifiuti che si concluderà prima dell'estate quando il nuovo sistema sarà a regime ovunque - non è stato indolore. Da lunedì i pochi cassonetti superstiti sono stati letteralmente presi d'assalto, mentre fioccano proteste e lamentele soprattutto da parte di chi vive nei palazzi più popolosi a cui spesso il Comune non ha fornito i mastelli condominiali.
Spazzatura al Corso
Una delle situazioni più al limite nel cuore antico della città: corso Vittorio Emanuele, al portico di Palabanda dove inizia la zona pedonale. I cassonetti, come da cronoprogramma, sono stati eliminati da via Caprera ma sono ricomparsi qualche metro più su, nel Corso. Prima tre, poi cinque. Per giunta sono stati piazzati sulle strisce pedonali, nell'area di manovra del bus numero 1 che infatti fa fatica a svoltare da via Caprera. Ieri mattina erano traboccanti di rifiuti e attorniati da una montagna di sacchi neri buttati per terra. A pochi metri le mini isole ecologiche accessibili solo con la tessera magnetica, ancora non attive. «È una situazione incredibile - dice Patrizio Curreli, titolare del vicino Bar del Corso -, arrivano da ogni parte della città e scaricano lì. Io pago per mettere i tavolini fuori ma visto che sono circondato dalla spazzatura mi viene la tentazione di non versare più un euro». Roberto Marchi, residente in via Tigellio, è inferocito: «Ho scritto al Comune e poi ai vigili urbani ma invece di migliorare la situazione è peggiorata - sono le sue parole -. A questo punto farò un esposto perché questi cassonetti piazzati qui sono abusivi e illegali».
Rabbia a San Benedetto
Altro rione, stessa rabbia. In via Todde, davanti al palazzo al civico 10, a due passi da piazza Michelangelo, un gruppo di condomini discute sul da farsi. «Nel nostro palazzo siamo in venti e ogni mattina nel marciapiede qui davanti c'è la fila dei mastelli - spiega Antonio -, basta che ci sia vento o arrivi qualche gatto e qui si crea un macello, arrivano persino i piccioni e i gabbiani. Abbiamo chiesto i bidoni condominiali ma al Comune ci hanno detto che li hanno finiti. Allora mi chiedo: se non sei attrezzato cosa costa rinviare»? Le regole a San Benedetto prevedono che i mastelli vengano messi fuori tra le 20 e mezzanotte e ritirati prima delle 8 del mattino. Ieri era il turno dell'umido e alle 10 moltissimi contenitori erano ancora sul marciapiede. Francesco Satta vive in un condominio di via Ariosto, proprio all'angolo con piazza Michelangelo, insieme ad altre 24 famiglie. «Soprattutto per le persone anziane questo salire e scendere è un problema, pensi in pieno inverno e col brutto tempo cosa succederà - dice -. Anche a noi non sono stati forniti i bidoni condominiali perché li hanno esauriti e così davanti all'ingresso ogni notte ci sono decine di mastelli». Altre cartoline sparse: in via Parini qualcuno ha lasciato tre grandi sacchi neri colmi di rifiuti sul marciapiede, in via Foscolo invece sono stati infilati a forza nei cestini per le cartacce, in via Pais il contenitore per il vetro, in teoria accessibile solo con la chiave, è stato riempito di indifferenziata.
Gli ultimi cassonetti
Intanto in molte strade del quartiere, comprese quelle attorno al mercato di San Benedetto, per ora sono rimasti i vecchi cari cassonetti. E ovviamente da lunedì sono diventati dei veri e propri ecocentri fai-da-te utilizzati da mezza città. «Arrivano in auto aprono il bagagliaio e scaricano dentro - racconta Antonio Mascia, residente in via Manzoni -, dieci minuti dopo che passa il camion della raccolta sono di nuovo colmi». Il suo giudizio è lapidario: «Il sistema precedente funzionava benissimo, non capisco perché hanno deciso di complicare la vita a noi cittadini».
Massimo Ledda