Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Centro storico, stop agli ambulanti

Fonte: L'Unione Sarda
25 marzo 2019

IL CASO. I “regolari” protestano: è contro la libera concorrenza. Soddisfatti i negozianti

 

L'amministrazione comunale vieta bancarelle e street food anche a Pirri 

 

 

L'amministrazione comunale vieta il centro storico agli ambulanti regolari. D'ora in poi non potranno più vendere la loro merce, né da postazioni fisse né da quelle itineranti. La misura - in vigore anche in gran parte del centro storico di Pirri e in viale Calamosca e piazza San Bartolomeo - piace ai negozianti, molto meno ai colleghi della bancarella e dello street food - 7000 in Sardegna di cui la metà in provincia di Cagliari - che contestano la legittimità del provvedimento.
La delibera
Nella delibera al centro delle polemiche, la numero 36 adottata dalla giunta lo scorso 12 marzo, si sostiene che «l'intero centro storico cittadino» rientra «per sua natura e per caratteristiche specifiche» tra «le aree aventi valore archeologico storico e artistico e ambientale» già interdette agli ambulanti dal regolamento del 2008 per il commercio sulle aree pubbliche scoperte. In altre parole si tratterebbe solo di una presa d'atto, anche se in realtà la questione è molto più controversa. Segue l'elenco di tutti i vicoli e le vie interessati dal divieto, in un quadrilatero delimitato da via Pola e via Merello a ovest, piazza d'Armi e via Marche a nord, piazza Gramsci e via XX Settembre a est e via Roma, piazza Carmine e via Mameli a sud. Tra gli obiettivi, a sentire la giunta, anche quello di contrastare l'abusivismo e la contraffazione rendendo più agevole il controllo delle zone a vocazione turistica da parte delle forze dell'ordine. Ovviamente sono previste delle deroghe: per la festa di Sant'Efisio, per Capodanno, per i mercatini di Natale e per quelli tematici autorizzati dall'amministrazione.
Gli ambulanti
Marco Medda, presidente di Confesercenti e rappresentante dell'Anva (Associazione nazionale venditori ambulanti), è arrabbiato: «Un provvedimento di questo tipo - sono le sue parole - contrasta con quanto stabilito da molti giudici, tra cui il Tar della Lombardia, perché limita la libera concorrenza, cosa che può avvenire solo se ci sono esigenze specifiche e dettagliate». Ad amareggiarlo è soprattutto il fatto che per combattere l'abusivismo si sia deciso di sparare nel mucchio, colpendo anche i regolari. «Ci sono tante azioni che possono essere messe in campo per contrastare gli abusivi - dice - ma di certo la soluzione non è quella di limitare il commercio ambulante regolare. Anzi, così si ottiene l'effetto contrario perché gli irregolari, come dimostra quanto avviene in via Roma o nel Largo, avranno campo libero». E conclude: «Il commercio in area pubblica è un indotto importante fatto di realtà in forte espansione come lo street food di qualità, che è un ottimo modo per promuovere i prodotti locali. Forse sarebbe meglio affrontare il problema del rilancio dei mercati civici e ragionare nel complesso su come promuovere il commercio coinvolgendo tutti».
I commercianti
Soddisfatto invece Alberto Bertolotti, presidente di Confcommercio: «Il divieto esisteva già ma, a causa della mancata indicazione puntuale delle strade, creava incertezza agli organi di controllo - sono le sue parole -. Troppo spesso il commercio ambulante significa abusivismo e contraffazione, tutti elementi che vanno a discapito di chi ogni giorno cerca di fare sacrifici per tenere alzate le serrande di un negozio, magari un'attività che ha una lunga storia alle spalle. Il lavoro della Guardia di Finanza è sempre più accurato e con questa delibera anche il Comune dimostra che si vuole rafforzare un divieto già in vigore». Poi conclude: «Nel salotto della città e nel distretto frequentato dal flusso turistico, il tema del commercio ambulante diventa anche un fatto di decoro, quindi è giusto e corretto, salvo casi eccezionali per eventi particolari, che non insista nel centro cittadino». La sensazione è che la guerra sia appena iniziata.
Massimo Ledda