San Benedetto. Prima venivano trasformati in sapone, ora si paga per smaltirli
Negli anni 60 gli scarti di lavorazione della carne provenienti dal mercato di San Benedetto venivano ritirati gratuitamente da una ditta chimica che li trasformava in saponi e detersivi. I macellai del Civico erano quindi ben lieti di consegnare i loro avanzi perché in cambio venivano pagati profumatamente.
IL CAMBIAMENTO Oggi, a distanza di mezzo secolo, la situazione si è capovolta, nel senso che sono i macellai a dover pagare (e tanto) per far ritirare i loro scarti da una ditta, la Eco Team, specializzata nello smaltimento dei rifiuti speciali. Si parla di grandi quantità di ossi e parti grasse degli animali che anziché essere riutilizzate vengono oggi gettate nel termovalorizzatore del Casic. «Così prevede una normativa europea - spiegano i macellai - introdotta ai tempi della mucca pazza e mai modificata». Ciò che stupisce è la disparità di trattamento tra gli scarti domestici e quelli degli esercizi commerciali. «Accade infatti che se un cittadino getta un osso di bistecca nel suo cassonetto dell'umido, questo verrà ritirato e trasformato in concime. Ma se lo stesso osso viene buttato dal macellaio sul luogo di lavoro finisce nel termovalorizzatore». Un paradosso fonte di vibranti lamentele al mercato civico.
PROTESTA Ma i macellai protestano anche per i costi del servizio. «Io produco una quantità di scarti minima - spiega Chicco Serra, storico venditore di carni bianche - ciononostante mi costringono a pagare un canone fisso di 38 euro al mese… e quando mi capita di non avere scarti devo pagare lo stesso». A lamentarsi sono un po' tutti e se alcuni pagano cifre basse, altri subiscono un vero e proprio salasso. «Nel mio caso - si lamenta Efisio Vacca (box 13) la quota fissa è 77 euro per 150 chili di scarti, ma ci sono mesi che arrivo a spendere 300 euro e oltre. La situazione è drammatica e per cercare di produrre meno scarti ci siamo ridotti a offrire gli ossi ai clienti nella speranza che li vogliano per il cane».
IL COMUNE Il problema va avanti da un anno, da quando cioè il Comune ha disposto che i singoli concessionari dei mercati civici stipulino contratti specifici per lo smaltimento dei sottoprodotti di lavorazione delle carni e dei pesci. Il risultato è che gli operatori (40 macellai e 60 pescivendoli) sono costretti a sobbarcarsi nuovi costi, oltre alla Tarsu, e che spesso raggiungono livelli superiori al canone di locazione dei box. Il caso è oggetto di un'interrogazione del Pd in Consiglio comunale. L'assessore alle Attività produttive Paolo Carta sarà chiamato a risponderne.
PAOLO LOCHE
11/08/2009